lunedì 7 febbraio 2011

Raul, Fernando, Patrizia e Sabatino

Poco prima che scoccasse l'ora della prima serata in TV, mentre guardavamo i titoli di testa della fiction di turno o le imprese sportive della nostra squadra di calcio. Mentre ognuno di noi si apprestava a finire la domenica in modo sereno, nell'insediamento ROM di Via Appia Nuova al civico 803 a Roma, a causa di un tizzone espulso dal braciere che riscaldava la baracca, sono rimasti carbonizzati 4 bambini. Raul, Fernando, Sabatino e Patrizia. Sono nomi che potrebbero coincidere con quelli dei nostri figli, due di loro erano sordomuti. Non hanno sentito le urla dei loro fratelli avvolti nelle fiamme e non hanno potuto farsi sentire da nessuno, sono morti in silenzio magari accovacciati in un angolo con la testa tra le mani e hanno aspettato che toccasse a loro. Terribile, disumano. Il più piccolo aveva 4 anni, il più grande 11 e non gli tocca più vivere. Oggi è il giorno dell'indignazione, delle denunce sui perché, magari la retorica scoverà una foto e la butterà in pasto agli affamati telespettatori. Chissà se la coppia Sposini Venier sui canali RAI, piuttosto di non so chi su quelli Mediaset, dedicheranno qualche minuto a questa tragedia. E chissà se oltre alla generica denuncia, alla solita retorica da quattro lacrime, qualcuno si ricorderà di ricordare (scusate il bisticcio) la campagna elettorale che ha portato Alemanno sulla poltrona di Sindaco di Roma. Sembrava arrivato lo sceriffo senza macchia e senza paura, l'uomo della provvidenza che avrebbe risolti i problemi del degrado e della sicurezza della città in un sol colpo. Chissà se qualcuno si ricorderà del clima che accompagnò quella candidatura. Una temperatura surriscaldata dalle speculazioni su fatti di cronaca che avevano scosso la cittadinanza. Sembrò che l'allora Sindaco fosse il responsabile unico di quanto stesse accadendo di tragico in quel momento. E Alemanno promise di mettere mano a quel degrado e a quella tragedia. Oggi verrebbe di speculare allo stesso modo e gridargli in faccia i nome di questi quattro bambini: Raul 4 anni, Fernando 5 anni, Patrizia 8 anni, Sabatino 11 anni. Se avesse un briciolo di dignità dovrebbe avere il coraggio e dichiarare finita questa parentesi. Non come ha fatto qualche giorno fa mascherando la sua crisi con "il rinnovo della squadra di governo per affrontare la seconda parte della legislatura con maggiore dinamismo e competenze" andando contro il vecchio adagio che recita: squadra che vince non si tocca. Ma ammettendo che una città come Roma con le sue caratteristiche e problematiche è un giocattolo troppo complicato per le sue possibilità. Lui deve continuare con i soldatiti e i cowboy di plastica. Roma merita altro. Non continue e stanche chiacchiere che oggi sfociano nel vizio italiano dello scaricabarile. Sono altri i responsabili, poi si dirà siamo tutti responsabili e quindi nessuno lo è. E Raul, Fernando, Patrizia e Sabatino saranno dimenticati come i tanti che perdono la vita in questi tipi di insediamenti che niente hanno a che fare con condizioni di vita appena decenti. Nessuno potrà mai provare le responsabilità di un sindaco in una tragedia del genere, ma come diceva Pasolini, no ho le prove ma io so chi è il colpevole. Colpevole è il portatore di una cultura che ritiene residuali queste esistenze. Figli di un dio minore ai quali non è concessa cittadinanza e al massimo può andare l'ipocrita cordoglio del momento, in attesa dei prossimi Raul, Fernando, Patrizia e Sabatino.

Salvatore Cuoco

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