Due belle notizie per il quartetto lombardo Tremonti-Berlusconi-Bossi-Maroni arrivano da Banca d’Italia e dalla Guardia di Finanza.
La prima, nel rapporto sulle economie regionali, rileva che le richieste di finanziamento da parte delle imprese non hanno mostrato alcun incremento nell’ultimo trimestre 2008 mentre si ha addirittura una flessione nel primo del 2009. In altre parole quando hanno suonato le fanfare dei Tremonti Bond che avrebbero dovuto creare le condizioni affinché le banche si rendessero più partecipative nel finanziare le imprese a tassi meno esosi, abbiamo ascoltato solo ed esclusivamente pura propaganda. Il sospetto che quella liquidità venisse iniettata nel sistema bancario per riordinare solo i conti c’è sempre stata. Forse con il dato di oggi si può parlare di certezza, o comunque il dubbio non solo rimane ma si rafforza. Siamo curiosi di leggere le reazioni del governo di destra centro. Tremonti darà una delle sue piacevolissime lezioni a noi poveri ignoranti (perché ignoriamo) sul metodo usato per tali rilevazioni e chiedere ai vertici di Via Nazionale di modificarli finché non escano dei numeri piacevoli da vedere. Ma nello stesso studio c’è dell’altro. Le note più dolenti infatti sono relative agli extracomunitari. Secondo le rilevazioni di Banca d'Italia, infatti, nel loro caso, a parità di caratteristiche dell'impresa e dell'imprenditore, il costo del credito è superiore di circa 60 punti base a quello per le ditte italiane. Ciò significa che se un debito deve essere restituito, mettiamo, al 6% per una ditta italiana, per una con proprietà di nazionalità extracomunitaria lo stesso debito lo deve restituire al 6,60%. E sempre a proposito di extracomunitari Banca d’Italia, fotografando l’impatto del fenomeno migratorio sul versate dell’offerta di lavoro, (tema tanto caro al buzzurro Borghezio e agli altri poco presentabili Castelli/Calderoli/Zaia) è arrivata alla “rivoluzionaria” conclusione che “non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani», ma ha al contrario evidenziato una «complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne», favorendo maggiore spazi di occupazione. Come si direbbe a Roma “Tiè, mettece ‘na pezza”. Anche per questo aspettiamo le reazioni. Ammesso che ce ne siano. Siamo a metà agosto, l’attenzione è vicina allo zero e forse non agitare le acque può essere la migliore soluzione. In Italia non si leggono i giornali figuriamoci gli studi degli uomini di Draghi.
Fin qui Banca d’Italia. Veniamo alla Guardia di Finanza.
Che si sono messi a studiare questi con il caldo agostano? Nientemeno che l’evasione fiscale. E cosa vanno a scoprire? Che nei primi sette mesi dell'anno sono stati evasi all'estero 3,3 miliardi di euro. Si tratta, sottolineano le Fiamme Gialle, di «valori in linea con i risultati del corrispondente periodo del 2008, che si è chiuso con i risultati più alti di sempre». E mettiamoci un’altra pezza. Fosse che la notizia di un imminente nuovo scudo fiscale con sconti eccezionali abbia contribuito a non fermare il flusso dei capitali verso i paradisi fiscali? E vogliamo scommettere che tutti questi soldi risulteranno all’estero nel periodo previsto dallo scudo?
C’è poco da fare, questo a differenza degli USA, è un paese per vecchi. Vecchie volpi, vecchi furfanti, vecchi furbastri che sanno di poter contare su referenti politici fatti della stessa pasta, assemblati con gli stessi cromosomi.
Salvatore Cuoco
Nessun commento:
Posta un commento