C'ero anche io in Piazza del Popolo sabato scorso. Anzi, a dir la verità, è stata la prima volta che non sono riuscito ad "entrare" nell'emiciclo. Abbiamo girato intorno salendo la strada che porta al Pincio, con non poche difficoltà siamo riusciti ad arrivare dall'altra parte, passando dietro il palco, ma subito siamo risaliti perchè era impossibile entrare anche dal lato di P.le Flaminio. Insomma la piazza era piena come non l'ho mai vista. Non mi interessa sapere se erano sessantamila, centomila, trecentomila, mi preme raccontare l'atmosfera registrata tra quella moltitudine di persone. Era di grande gioia nel rincontrarsi. Era di consapevolezza che quando serve solo la piazza può essere il valido strumento per lanciare messaggi, per sentire se puoi ancora contare su tanta gente che "parla" come te. Sabato a parer mio è stato un giorno che non va lasciato entrare nell'album di famiglia. Tante immagini che non lasciano il segno. E' stata la testimonianza che di fronte ad un rischio c'è ancora qualcuno che ha voglia di gridare, anzi di affermare con la forza della ragione la sua indignazione. Io sono convinto che in questo paese non sia a rischio la libertà di informazione in sè, ciò che è fortemente a rischio è la libertà dal condizionamento esterno o interno delle redazioni. Sono tante le testate giornalistiche esistenti ed ipotizzarne la scomparsa mi risulta difficile se non irrealistico. Ma pensare ad una stampa omologata e condizionata questo si. Milena Gabanelli che denuncia, dalle colonne del Corriere della Sera, l'impossibilità di trovare un compagnia di assicurazione che garantisca la tutela legale alle inchieste di Report è sintomatico non del fatto che la trasmissione possa essere cancellata dal palinsesto, ma che possa essere "depotenziata" nella sua capacità di mettere in difficoltà il potente di turno con le domande giuste. In un giornale sapere che ciò che scrivi è sgradito al tuo editore deve continuare ad essere possibile e non foriero di licenziamento. Che a fronte di querele non ti ritroverai le spalle coperte dal giornale è fondamentale per svolgere il lavoro con la serenità necessaria. Non sono un grande estimatore di Travaglio e Santoro, come non lo sono di Grillo ultima versione, ma guai a giustificare un intervento che ne limitasse l'espressione.
A proposito. A coloro che non ritengono decisivo il condizionamento della TV nella creazone del consenso politico raccomando una ricerca del Censis del giugno scorso dove si evince che il 69,3% degli elettori si "è informato e ha scelto chi votare attraverso le notizie e i commenti dei TG". Scendendo nel particolare si scopre che i TG che vengono presi in considerazione sono i 7 delle varie reti, ma da soli il TG1 e TG5 coprono oltre il 75% di quel dato. E' come dire che 70 su 100 si informa e sceglie chi votare tramite i telegionali e di questi settanta ben 52 lo fanno vedendo ed ascoltando i due più seguiti TG. Adesso si capisce anche il perchè dell'editoriale scomposto di Minzolini dell'altra sera e perchè il direttore più ossequioso della tv pubblica (prima TG2 poi TG1) verso Mr. B, sia oggi alla direzione del TG5.
Al più presto inserirò le poche foto che sono riuscito a fare. L'angolo visuale non è dei migliori, si vedranno spicchi di p.zza del Popolo ma spero diano l'idea dell'impossibilità di trovare anche un punto strategicamente valido per fare foto efficaci.
lunedì 5 ottobre 2009
giovedì 1 ottobre 2009
Considerazioni sullo Scudo Fiscale 2009
In merito allo Scudo Fiscale, edizione 2009, ho poche ma ferme certezze. La prima riguarda il tornaconto politico di Antonio Di Pietro quando indossa la coppola e chiede al Presidente della Repubblica di non promulgare la norma. L'altra riguarda la possibilità che ciò accada: zero. Napolitano non credo possa permettersi uno strappo così forte. Da una parte c'è un governo che gode di un voto popolare seppure senza la maggioranza dei consensi, dall'altra c'è un eletto da un'assemblea se pur rappresentativa di un popolo intero, rimane espressione di quella assemblea. I modi e i toni del Presidente sono tali da essere rappresentativi dell'intero paese, ma questa è un'altra cosa, rientra nella sensibilità dell'uomo. L'ultima certezza la nutro su chi brinderà alla promulgazione: le organizzazioni criminali. Per come è strutturato l'attuale scudo si può dire che non saranno scudabili i proventi di attività criminali, ma alla prova dei fatti ciò sarà possibile. Salvatore Bragantini, collaboratore di lavoce.info, scrive: "Il boccone più prelibato che solo il nostro scudo offre agli evasori, è l'anonimato". Inoltre il nostro ministro Tremonti e il suo staff di esperti hanno di fatto esentato gli intermediari (coloro che concretamente riporteranno nei confini italici i soldi) dall'obbligo di segnalare operazioni di sospetto riciclaggio. Si tenga presente che tale "raccomandazione" è già operativa. Ma quasi nessuna segnalazione è giunta mai sul tavolo dei poveri addetti all'antiriciclaggio presenti in ogni Banca, SIM o Fiduciaria. E' uno stipendio da pagare, punto.
Altra falsa notizia è quella che vede il nostro scudo in linea con quelli di altri stati europei e non. L'aliquota applicabile in Italia è del 5%, molto meno di quanto dovranno versare gli evasori inglesi e americani che saranno obbligati a corrispondere almeno l'imposta evasa (circa dieci volte quello che pagherà l'italico evasore). Bragantini si chiede se il "DNA italiano è forse differente?"
La crisi che stiamo attraversando è dovuta anche alle profondi e crescenti disuguaglianze, che negli USA e in Italia sono particolarmente gravi, lo attesta l'indice di Gini che le misura. Ad andare ad informarsi su tale indice c'è da perdere la testa. Diciamo che prendiamo per buono ciò che studiosi di ogni parte del mondo utilizzano per misurare variabili che danno un volto alla disuguaglianza esistente in una nazione o in una comunità di stati. Prendendo per buone anche le conclusioni di tale "misurazione" non si può che indignarsi di fronte ad una norma che scava un fossato ancora più profondo tra chi paga quanto c'è da pagare in silenzio e chi furbescamente porta all'estero proventi di attività svolte "in nero". Un'attività remunerativa è proprio quella dello spallone.
L'ultima considerazione è relativa allo scopo che si propone il nostro nuovo divo Giulio. Rilanciare l'economia italiana. Il presupposto è che le aziende sono in crisi, il sistema creditizio è latitante, è di ieri la notizia che le due maggiori banche non approfitteranno dei Tremonti Bond (perchè troppo esosi) e quindi quanto rientrerà sarà immesso nel circolo produttivo. La domanda che mi sorge spontanea è: Giulio, ma credi ancora alla Befana o all'asino che vola? Se i fondi scudabili sono rappresentati da Azioni o titoli di debito stranieri, potranno tranquillamente continuare ad esserlo. Nessuno andrà mai a chiedere conto delle somme rientrate. Anche perchè non si saprà a chi andare a fare la domanda.
E' l'Italia di destracentro, bellezza.
Salvatore Cuoco
Altra falsa notizia è quella che vede il nostro scudo in linea con quelli di altri stati europei e non. L'aliquota applicabile in Italia è del 5%, molto meno di quanto dovranno versare gli evasori inglesi e americani che saranno obbligati a corrispondere almeno l'imposta evasa (circa dieci volte quello che pagherà l'italico evasore). Bragantini si chiede se il "DNA italiano è forse differente?"
La crisi che stiamo attraversando è dovuta anche alle profondi e crescenti disuguaglianze, che negli USA e in Italia sono particolarmente gravi, lo attesta l'indice di Gini che le misura. Ad andare ad informarsi su tale indice c'è da perdere la testa. Diciamo che prendiamo per buono ciò che studiosi di ogni parte del mondo utilizzano per misurare variabili che danno un volto alla disuguaglianza esistente in una nazione o in una comunità di stati. Prendendo per buone anche le conclusioni di tale "misurazione" non si può che indignarsi di fronte ad una norma che scava un fossato ancora più profondo tra chi paga quanto c'è da pagare in silenzio e chi furbescamente porta all'estero proventi di attività svolte "in nero". Un'attività remunerativa è proprio quella dello spallone.
L'ultima considerazione è relativa allo scopo che si propone il nostro nuovo divo Giulio. Rilanciare l'economia italiana. Il presupposto è che le aziende sono in crisi, il sistema creditizio è latitante, è di ieri la notizia che le due maggiori banche non approfitteranno dei Tremonti Bond (perchè troppo esosi) e quindi quanto rientrerà sarà immesso nel circolo produttivo. La domanda che mi sorge spontanea è: Giulio, ma credi ancora alla Befana o all'asino che vola? Se i fondi scudabili sono rappresentati da Azioni o titoli di debito stranieri, potranno tranquillamente continuare ad esserlo. Nessuno andrà mai a chiedere conto delle somme rientrate. Anche perchè non si saprà a chi andare a fare la domanda.
E' l'Italia di destracentro, bellezza.
Salvatore Cuoco
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