





Un isolotto su cui si discute in forma scritta e meditata partendo dalla cronaca politica di questo paese, ma anche di tutto ciò che ci sorprende, ci emoziona, ci indigna e ci commuove.
Oggi la notizia riportata dai quotidiani on line verte su dilemma: sarà Al Gore, Roberto Saviano o Roberto Benigni a fare da testimonial per i referendum di domenica e lunedì prossimi? Mi fa piacere pensare che nomi così “attraenti” possano convincere qualcuno a recarsi al seggio piuttosto che andare a mare. Tanto piove, proprio come oggi. Ma resta il fatto che tutti dovrebbero sentire il bisogno democratico di portare la maggioranza degli aventi diritto ad esprimere il proprio parere. Al di là di cosa si ha intenzione di votare si sente la necessità di affermare un principio base di ogni democrazia: la partecipazione alla vita politica e alle scelte che riguardano tutti noi quando la politica dei partiti non riesce a trovare una sintesi condivisa. Il referendum supplisce a questa mancanza e non dobbiamo sottovalutarlo.
Se sui due quesiti dell'acqua pensiamo che è giusto fare profitti (+7% sull’investimento fatto) perché il servizio poi migliora, andiamo al seggio e votiamo no. Se pensiamo il contrario, perché l’acqua è un bene comune ed è immorale fare profitti su un bene naturale e irrinunciabile, votiamo SI. Se riteniamo giusto che per il solo fatto di essere Presidente del Consiglio o Ministro possa rappresentare un impedimento a recarsi alle udienze, se si è sospettati e poi indagati per aver commesso un reato comune, andiamo al seggio e votiamo no; se pensiamo che tutti sono uguali davanti alla legge, facciamoci questa passeggiata sotto la pioggia, casomai cantando allegramente e votiamo SI. Se non possiamo fare a meno del nucleare e accettiamo di convivere con il rischio, andiamo a dirlo votando no. Se al contrario siamo consapevoli dei rischi e accettiamo di modificare il nostro stile di vita perché a tutto c'è un limite, nel segreto dell'urna votiamo SI all'abrogazione della norma che rende possibile la costruzione di centrali sul nostro territorio. Dove? Non si sa ancora. Insomma non conta come la pensiamo, conta affermare il nostro pensiero. Soprattutto serve sottrarre i referendum a questa logica perversa che conta gli astenuti come voto a favore dello status quo. Il trucco è sommare agli astenuti di sempre quelli del momento. Se i primi sono mediamente il 20/25%, è facile cantar vittoria con solo il 25/30% di astenuti in più, determinando un risultato con un’addizione innaturale, sbagliata nel postulato: si sommano mele e pere. La chiesa cattolica l’ha capito. In occasione dei referendum del divorzio e legge 194 schierandosi apertamente si è resa conto della distanza siderale che c’è tra le gerarchie vaticane e i fedeli “di base”. Quindi per correre ai ripari si è percorsa la strada dell’astensionismo giustificandola con la complessità della materia, quando si è trattato di affrontare la legge 40 sulla fecondazione assistita. Siamo stati truffati di un risultato certo perché gli astenuti totali (le mele e le pere) sono stati più di quelli che si sono recati alle urne (solo pere o mele, a seconda i gusti) . Oggi ci ritroviamo con una legge che chiamare talebana è fargli un complimento. In materia di fecondazione siamo al medioevo oscurantista.
In virtù di tutto questo e per tante altre ragioni io domenica, di buon ora, andrò a votare e mi auguro che tutti, ma proprio tutti, sentano il bisogno di fare ciò che la politica dei partiti non ha saputo o potuto fare.
Buon voto a tutti
Salvatore Cuoco
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