giovedì 7 aprile 2011

Questo è l'elenco dei parlamentari che hanno votato per il passaggio al Tribunale dei Ministri delle note vicende riguardanti il Presidente del Consiglio e le sue serate in quel di Arcore (MI).
Non è una lista di proscrizione, ha il solo scopo di dare un nome e un cognome a tutti coloro credono nella favola di un suo interessamento al solo scopo di non incrinare i rapporti diplomatici con l'allora Presidente egiziano Mubarak, visto che la ragazza marocchina, fermata per furto, si era presentata come sua nipote. Con questo voto comunque questi parlamentari hanno anche definitivamente accertato che l'asino è un animale che vola e che il cammello è in grado di passare attraverso la cruna di un ago (quindi è tutto più facile).

Salvatore Cuoco

Gruppo Popolo della Libertà
Fabrizio Cicchitto, Massimo Enrico Corsaro, Sabatino Aracu, Simone Baldelli, Maurizio Bernardo, Isabella Bertolini, Maurizio Bianconi, Salvatore Cicu, Domenico Di Virgilio, Pietro Laffranco, Osvaldo Napoli, Barbara Saltamartini, Jole Santelli, Gioacchino Alfano, Sabatino Aracu, Maria Teresa Armosino, Filippo Ascierto, Mario Baccini, Lucio Barani, Emerenzio Barbieri, Michaela Biancofiore, Mariella Bocciardo, Giuseppe Calderisi, Remiglio Ceroni, Luigi Cesaro, Gianfranco Conte, Nunzia De Girolamo Nunzia, Giovanni Dima, Renato Farina, Fabio Garagnani, Giorgio Holzmann, Amedeo Laboccetta, Pietro Laffranco, Luigi Lazzari, Beatrice Lorenzin, Giuseppe Francesco Maria Marinello, Marco Marsilio, Bruno Murgia, Antonio Palmieri, Massimo Parisi, Enrico Pianetta, Mauro Pili, Giuseppe Romele, Gianfranco Sammarco, Giuseppe Scalera, Michele Scandroglio, Luigi Vitali. Altri membri: Gian Carlo Abelli, Ignazio Abrignani, Angelino Alfano, Antonio Angelucci, Roberto Antonione, Valentina Aprea, Francesco Aracri, Vincenzo Barba, Viviana Beccalossi, Luca Bellotti, Amato Berardi, Deborah Bergamini, Anna Maria Bernini Bovicelli, Massimo Maria Berruti, Sandro Biasotti, Francesco Biava, Paolo Bonaiuti, Margherita Boniver, Marco Botta, Michela Vittoria Brambilla, Aldo Brancher, Renato Brunetta, Donato Bruno, Annagrazia Calabria, Maria Rosaria Carfagna, Gabriella Carlucci, Luigi Casero, Roberto Cassinelli, Carla Castellani, Giuseppina Castiello, Francesco Catanoso Genoese detto Basilio Catanoso, Giuliano Cazzola, Fiorella Ceccacci Rubino, Elena Centemero, Carlo Ciccioli, Edmondo Cirielli, Francesco Colucci, Manlio Contento, Nicola Cosentino, Giulia Cosenza, Giuseppe Cossiga, Enrico Costa, Stefania Gabriella Anastasia Craxi, Rocco Crimi, Nicolo Cristaldi, Guido Crosetto, Marcello De Angelis, Sabrina De Camillis, Riccardo De Corato, Francesco De Luca, Melania De Nichilo Rizzoli, Maurizio Del Tenno, Giovanni Dell'Elce, Simeone Di Cagno Abbrescia, Marcello Di Caterina, Manuela Di Centa, Ida D'Ippolito Vitale, Antonio Distaso, Monica Faenzi, Giuseppe Fallica, Raffaele Fitto, Gregorio Fontana, Vincenzo Antonio Fontana, Nicola Formichella, Tommaso Foti, Antonino Foti, Pietro Franzoso, Paola Frassinetti, Franco Frattini, Benedetto Francesco Fucci, Giuseppe Galati, Vincenzo Garofalo, Fabio Gava, Mariastella Gelmini, Antonino Salvatore Germanà, Niccolò Ghedini, Agostino Ghiglia, Sestino Giacomoni, Gabriella Giammanco, Vincenzo Gibiino, Alberto Giorgetti, Rocco Girlanda, Francesco Maria Giro, Lella Golfo, Isidoro Gottardo, Ugo Maria Gianfranco Grimaldi, Antonello Iannarilli, Maurizio Iapicca, Giorgio Jannone, Enrico La Loggia, Ignazio La Russa, Giorgio Lainati, Mario Landolfi, Maurizio Leo, Antonio Leone, Ugo Lisi, Pietro Lunardi, Maurizio Lupi, Gennaro Malgieri, Gianni Mancuso, Barbara Mannucci, Alfredo Mantovano, Giulio Marini, Marco Martinelli, Antonio Martino, Antonio Mazzocchi, Riccardo Mazzoni, Giancarlo Mazzuca, Giorgia Meloni, Gianfranco Miccichè, Riccardo Migliori, Lorena Milanato, Marco Mario Milanese, Antonino Minardo, Eugenio Minasso, Giustina Mistrello Destro, Dore Misuraca, Giuseppe Moles, Alessandra Mussolini, Gaetano Nastri, Massimo Nicolucci, Fiamma Nirenstein, Settimo Nizzi, Alessandro Pagano, Maurizio Paniz, Alfonso Papa, Adriano Paroli, Gaetano Pecorella, Paola Pelino, Antonio Pepe, Mario Pescante, Giovanna Petrenga, Guglielmo Picchi, Vincenzo Piso, Giancarlo Pittelli, Sergio Pizzolante, Carmelo Porcu, Stefania Prestigiacomo, Marco Pugliese, Fabio Rampelli, Laura Ravetto, Manuel Repetti, Eugenia Roccella, Paolo Romani, Luciano Rossi, Mariarosaria Rossi, Roberto Rosso, Gianfranco Rotondi, Paolo Russo, Stefano Saglia, Elvira Savino, Souad Sbai, Claudio Scajola, Umberto Scapagnini, Maurizio Scelli, Giorgio Simeoni, Francesco Paolo Sisto, Roberto Speciale, Francesco Stagno D'Alcontres, Lucio Stanca, Giorgio Clelio Stracquadanio, Franco Stradella, Giacomo Terranova, Piero Testoni, Gabriele Toccafondi, Salvatore Torrisi, Roberto Tortoli, Michele Traversa, Giulio Tremonti, Mario Valducci, Valentino Valentini, Paolo Vella, Cosimo Ventucci, Denis Verdini, Santo Domenico Versace, Pasquale Vessa, Raffaello Vignali, Elio Vito, Marco Zacchera.

Gruppo Lega Nord
Marco Giovanni Reguzzoni, Luciano Dussin, Lussana Carolina Montagnoli Alessandro, Fogliato Sebastiano, D'amico Claudio, Angelo Alessandri, Stefano Allasia, Massimo Bitonci, Guido Bonino, Umberto Bossi, Matteo Bragantini, Gianluca Buonanno, Corrado Callegari, Davide Caparini, Davide Cavallotto, Giacomo Chiappori, Silvana Andreina Comaroli, Nunziante Consiglio, Jonny Crosio, Manuela Dal Lago, Marco Desiderati, Gian Carlo Di Vizia, Gianpaolo Dozzo, Guido Dussin, Giovanni Fava, Massimiliano Fedriga, Fulvio Follegot, Gianluca Forcolin, Maurizio Fugatti, Franco Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Paola Goisis, Paolo Grimoldi, Eraldo Isidori, Manuela Lanzarin, Marco Maggioni, Francesca Martini, Daniele Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Emanuela Munerato, Giovanna Negro, Luca Rodolfo Paolini, Maria Piera Pastore, Gianluca Pini, Ettore Pirovano, Massimo Polledri, Fabio Rainieri, Erica Rivolta, Marco Rondini, Roberto Simonetti, Stefano Stefani, Giacomo Stucchi, Renato Walter Togni, Alberto Torazzi, Pierguido Vanalli, Raffaele Volpi.

Gruppo Iniziativa Responsabile
Luciano Mario Sardelli, Giuseppe Ruvolo, Domenico Scilipoti, Maria Grazia Siliquini, Gerardo Soglia, Maria Elena Stasi, Vincenzo D'anna, Maurizio Grassano, Francesco Pionati, Elio Vittorio Belcastro, Massimo Calearo Ciman, Giampiero Catone, Bruno Cesario, Pippo Gianni, Paolo Guzzanti, Arturo Iannaccone, Giancarlo Lehner, Antonio Milo, Silvano Moffa, Giovanni Carlo Francesco Mottola, Carlo Nola, Andrea Orsini, Mario (Ir) Pepe, Michele Pisacane, Catia Polidori, Americo Porfidia, Antonio Razzi, Francesco Saverio Romano, Vincenzo Taddei, Liberal democratici (Gruppo Misto) Daniela Melchiorre, Italo Tanoni. (Gruppo Misto) Aurelio Salvatore Misiti.

sabato 19 marzo 2011

I miei personali dubbi e le lucette rosse

Perché non riesce a convincermi che le prossime operazioni belliche siano diverse da tutte le precedenti operazioni belliche a cui mi sono opposto. Il motivo della mia opposizione è sempre stato lo stesso: la guerra ce l'ha insegnato: non si risolvono i problemi bombardando. Oggi potremmo trincerarci dietro la presunta intelligenza delle armi. La precisione del chirurgo è assicurata ante, nel post ci sono i drammi degli errori, del fuoco amico e dei morti innocenti.
Chiunque legga queste poche righe mi sappia dare motivi ed argomentazioni per essere soddisfatto delle decisioni prese dall'ONU, poi dalla NATO, così è contento Dalema, dalla UE. Qualcuno mi sa dire quale guerra ha risolto problemi preesistenti? Io, per ignoranza, ho la sensazione che se anche i vincitori scrivono sui loro libri di storia i perché e i per come della guerra, c'è qualcosa che non torna. Le alleanze innaturali del prima si scontano nel dopo. Compromessi di bassissimo profilo sono necessari per gestire il dopo guerra con quanti si siedono intorno al tavolo dei vincitori. Vi ricordate Yalta? Avremmo avuto le dittature dell'America Latina, la tragedia dello stalinismo, se non si fossero seduti personaggi tanto diversi intorno a quel tavolo? Sarà semplicistico ma il dubbio mi viene.

Fin qui arrivava il post scritto nei giorni scorsi e che non ho pubblicato. Oggi oltre alle "buone ragioni" ci sono anche le prime immagini. Dopo pochi anni ancora una guerra in diretta TV. Il video della partenza di un Cruise (ancora loro, dopo battaglie e piazze piene di gente che chiedeva di non istallarli sul nostro territorio) fa da contraltare ad un aereo libico che precipita (si nota anche il pilota che "salta" fuori). I ribelli sono contenti delle decisioni ONU e le famiglie degli occupanti del rimorchiatore italiano sequestrato iniziano la dolorosa attesa per conoscere la sorte dei propri cari. Qualcuno ha scritto che la prima vittima di ogni guerra è la notizia. Ed io di questo ho paura. Qualcun'altro ha fatto notare, con una punta di retorica o di malizia, che i pacifisti "soffrono in silenzio" e Eugenio Scalfari oggi scrive: "Quanto alla negoziazione si può forse rilasciare un salvacondotto al raìs e ai suoi familiari. Se non ci sta, bisogna abbatterlo, ogni altra soluzione è impensabile". Espressioni forti, definitive come il prodotto finale di tutte le guerre, la morte.
A guardare molto lontano dalle mie convinzioni ci sono molti personaggi, tra i più lontani c'è senza alcun dubbio quel furfante e furbo di Vittorio Sgarbi. Poche sere fa, intervistato dalla Bignardi nel suo Invasioni Barbariche, ha espresso un concetto che se lo si leggesse senza sapere chi lo ha scritto, sarebbe condivisibile al 100%
L'idea della punizione per il malandrino e dittatore Gheddafi è funzionale alle corde culturali e storiche degli americani e di tutti coloro hanno tra le opzioni possibili di punizione la pena di morte. Noi no. Noi, eredi di quel tale Beccaria, abbiamo una visione della pena, solo culturale non certamente sostanziale a giudicare dallo stato dei nostri detenuti, riabilitativa. Nessuno storca il naso, riflettete e poi reagite. Quel figlio di puttana di rais è lo stesso con il quale il mondo intero ha fatto affari e noi tra questo mondo siamo in primissima fila. Nel 2008 si sarà pure firmato un trattato vergognoso con l'uomo della tenda a Villa Pamphili, ma negli anni precedenti gli altri hanno intrattenuto con lui come con i tanti dittatori in giro per il mondo, a cominciare da quelli cinesi e russi e finendo con i tanti arabi o africani, ottimi rapporti di amicizia e di scambi commerciali. Lo ricordo solo perché sono consapevole che il Gheddafi di oggi è il figlio di quello di ieri. Poi il baciamani di quell'irresponsabile di Berlusconi ha peggiorato ulteriormente le cose.


In questo momento il Ministro della difesa La Russa sta rispondendo alle domande di Lucia Annunziata e ha chiarito il perché siamo dentro la coalizione: pretendere di avere un ruolo attivo nella gestione dei flussi migratori, conseguenza naturale di questa fase. Quindi il ministro si sta preoccupando di tranquillizzare l'alleato al momento più riottoso ed impaurito, più che altro da questo aspetto, la Lega di quel cafone di Bossi.
Luttwak invece candidamente ammette che si combatte perché si "spera" di scalzare Gheddafi e la sua personale cricca. Capite? Niente di programmato. Io non so quale ruolo giochi questo signore della guerra, qualsiasi essa sia, ma se le cose stanno come Mr. Edward dice stiamo veramente freschi.

Il mondo ricco ha sempre avuto bisogno di un surplus di energia per far girare le proprie città, per rendere possibile qualsiasi spreco. Milioni, miliardi di lucette rosse che da sole per un intero anno sono accese sui nostri elettrodomestici. Oggi mi pare che si preoccupi di "sperare" soprattutto di assicurarsi che le lucette siano perennemente accese.

Salvatore Cuoco

lunedì 21 febbraio 2011

SE NON ORA, QUANDO?

Un copia e incolla dal sito di Micromega.

"Legittima difesa repubblicana contro l'eversione costituzionale"
SE NON ORA, QUANDO? Modesta proposta ai parlamentari delle opposizioni

Un nuovo Cln per liberare l'Italia dal berlusconismo

Il governo Berlusconi, e la sua maggioranza parlamentare obbediente “perinde ac cadaver”, è entrato in un crescendo di eversione che mira apertamente a distruggere i fondamenti della Costituzione repubblicana e perfino un principio onorato da tre secoli: la divisione dei poteri.
Di fronte a questo conclamato progetto di dispotismo proprietario chiediamo alle opposizione (all’Idv che si riunisce domani, al Pd che dell’opposizione è il partito maggiore, ma anche all’Udc e a Fli, che ormai riconoscono l’emergenza democratica che il permanere di Berlusconi al governo configura) di reagire secondo una irrinunciabile e improcrastinabile legittima difesa repubblicana, proclamando solennemente e subito il blocco sistematico e permanente del Parlamento su qualsiasi provvedimento e con tutti i mezzi che la legge e i regolamenti mettono a disposizione, fino alle dimissioni di Berlusconi e conseguenti elezioni anticipate. Se non ora, quando?

Andrea Camilleri
Roberta De Monticelli
Paolo Flores d’Arcais
Dario Fo
Margherita Hack
Franca Rame
Barbara Spinelli
Antonio Tabucchi
Marco Travaglio

ai quali mi aggiungo io: Salvatore Cuoco

lunedì 7 febbraio 2011

Raul, Fernando, Patrizia e Sabatino

Poco prima che scoccasse l'ora della prima serata in TV, mentre guardavamo i titoli di testa della fiction di turno o le imprese sportive della nostra squadra di calcio. Mentre ognuno di noi si apprestava a finire la domenica in modo sereno, nell'insediamento ROM di Via Appia Nuova al civico 803 a Roma, a causa di un tizzone espulso dal braciere che riscaldava la baracca, sono rimasti carbonizzati 4 bambini. Raul, Fernando, Sabatino e Patrizia. Sono nomi che potrebbero coincidere con quelli dei nostri figli, due di loro erano sordomuti. Non hanno sentito le urla dei loro fratelli avvolti nelle fiamme e non hanno potuto farsi sentire da nessuno, sono morti in silenzio magari accovacciati in un angolo con la testa tra le mani e hanno aspettato che toccasse a loro. Terribile, disumano. Il più piccolo aveva 4 anni, il più grande 11 e non gli tocca più vivere. Oggi è il giorno dell'indignazione, delle denunce sui perché, magari la retorica scoverà una foto e la butterà in pasto agli affamati telespettatori. Chissà se la coppia Sposini Venier sui canali RAI, piuttosto di non so chi su quelli Mediaset, dedicheranno qualche minuto a questa tragedia. E chissà se oltre alla generica denuncia, alla solita retorica da quattro lacrime, qualcuno si ricorderà di ricordare (scusate il bisticcio) la campagna elettorale che ha portato Alemanno sulla poltrona di Sindaco di Roma. Sembrava arrivato lo sceriffo senza macchia e senza paura, l'uomo della provvidenza che avrebbe risolti i problemi del degrado e della sicurezza della città in un sol colpo. Chissà se qualcuno si ricorderà del clima che accompagnò quella candidatura. Una temperatura surriscaldata dalle speculazioni su fatti di cronaca che avevano scosso la cittadinanza. Sembrò che l'allora Sindaco fosse il responsabile unico di quanto stesse accadendo di tragico in quel momento. E Alemanno promise di mettere mano a quel degrado e a quella tragedia. Oggi verrebbe di speculare allo stesso modo e gridargli in faccia i nome di questi quattro bambini: Raul 4 anni, Fernando 5 anni, Patrizia 8 anni, Sabatino 11 anni. Se avesse un briciolo di dignità dovrebbe avere il coraggio e dichiarare finita questa parentesi. Non come ha fatto qualche giorno fa mascherando la sua crisi con "il rinnovo della squadra di governo per affrontare la seconda parte della legislatura con maggiore dinamismo e competenze" andando contro il vecchio adagio che recita: squadra che vince non si tocca. Ma ammettendo che una città come Roma con le sue caratteristiche e problematiche è un giocattolo troppo complicato per le sue possibilità. Lui deve continuare con i soldatiti e i cowboy di plastica. Roma merita altro. Non continue e stanche chiacchiere che oggi sfociano nel vizio italiano dello scaricabarile. Sono altri i responsabili, poi si dirà siamo tutti responsabili e quindi nessuno lo è. E Raul, Fernando, Patrizia e Sabatino saranno dimenticati come i tanti che perdono la vita in questi tipi di insediamenti che niente hanno a che fare con condizioni di vita appena decenti. Nessuno potrà mai provare le responsabilità di un sindaco in una tragedia del genere, ma come diceva Pasolini, no ho le prove ma io so chi è il colpevole. Colpevole è il portatore di una cultura che ritiene residuali queste esistenze. Figli di un dio minore ai quali non è concessa cittadinanza e al massimo può andare l'ipocrita cordoglio del momento, in attesa dei prossimi Raul, Fernando, Patrizia e Sabatino.

Salvatore Cuoco

sabato 2 ottobre 2010

Contributi multimediali.

Di fianco oggi sul blog trovate alcuni video. Il più interesante, da napoletano quale sono, mi pare quello che ha come protagonista il Direttore di Legambiente della Campania Raffaele Del Giudice. Sò che qualcuno storcerà il naso, ma Legambiente non può essere una volta la bibbia delle bandiere blu assegnate alle nostre coste e faziosa e comunista quando parla di raccolta rifiuti a Napoli, di responsabilità politiche e di mancanza di progettualità. Frequento Napoli spesso e posso assicurare che la sensazione che le cose stiano proprio come denuncia Del Giudice è reale e diffusa, anche tra gli elettori di Mr. B. Certo non mancano le critiche, anche feroci, nei confronti degli amministratiori locali e del Sindaco, ma la disillusione del miracolo dei 58 giorni in cui si è fatto credere di aver risolto il problema è ormai cosa fatta. L'inganno mediatico si manifesta ogni giorno di più, è palese. Spero che lo guardiate con attenzione e poi se volete commentatelo.
Riguardo agli altri video posso solo dire che sono solo tre perchè non sono riuscito a trovare anche quello degli interventi di Di Pietro, Casini e Barbareschi durante la due giorni del voto di fiducia (il 34°) all'agonizzante governo di Mr. B. Sono cosciente che questa selezione è rigorosamente di parte.
Dopo aver visto ed ascoltato che come presidente del consiglio abbiamo il prossimo candidato al Nobel per la Pace, per l'economia e per tutto il resto dello scibile umano, per puro pudore non ho inserito anche quello del superman che risiede tra palazzo Chigi e Via del Plebiscito. Poteva forse essere un momento esilarante in mezzo a tanta drammaticità. Ma proprio non ce l'ho fatta.
Buona visione
Salvatore Cuoco

sabato 24 luglio 2010

"Caro Sergio,..." la lettera di un operaio FIAT

Sul sito de l'Unità ho trovato veramente interessante la lettera che un operaio della Fiat ha idealmente inviato all'a.d. Sergio Marchionne. Di sicuro non produrrà maggiori effetti inserirla su questo blog, di certo il dott. Marchionne non leggerà mai quanto contenuto su questo spazio. Ma i tanti che non comprano e non si collegano a l'Unità.it avranno l'opportunità di guardare il mondo anche da un altro punto di vista.
Spero di fare cosa gradita a Massimiliano Cassaro e a l'Unità



Fiat, lettera di un operaio: «Caro Sergio, saremo noi a perdere tutto»


Caro Sergio, Non posso nascondere l’emozione provata quando ho trovato la sua missiva, ho pensato fosse la comunicazione di un nuovo periodo di cassa integrazione e invece era la lettera del «padrone», anzi, chiedo scusa: la lettera di un collega. Ho scoperto che abbiamo anche una cosa in comune, siamo nati entrambi in Italia. Mi trova d’accordo quando dice che ci troviamo in una situazione molto delicata e che molte famiglie sentono di più il peso della crisi. Aggiungerei però che sono le famiglie degli operai, magari quelle monoreddito, a pagare lo scotto maggiore, non la sua famiglia. Io conosco la situazione più da vicino e, a differenza sua, ho molti amici che a causa dei licenziamenti, dei mancati rinnovi contrattuali o della cassa integrazione faticano ad arrivare a fine mese. Ma non sono certo che lei afferri realmente cosa voglia dire.

Quel che è certo è che lei ha centrato il nocciolo della questione: il momento è delicato. Quindi, che si fa? La sua risposta, mi spiace dirlo, non è quella che speravo. Lei sostiene che sia il caso di accettare «le regole del gioco» perché «non l’abbiamo scelte noi». Chissà come sarebbe il nostro mondo se anche Rosa Lee Parks, Martin Luther King, Dante Di Nanni, Nelson Mandela, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Emergency, Medici senza Frontiere e tutti i guerrieri del nonostante che tutti i giorni combattono regole ingiuste e discriminanti, avessero semplicemente chinato la testa, teorizzando che il razzismo, le dittature, la mafia o le guerre fossero semplicemente inevitabili, e che anziché combatterle sarebbe stato meglio assecondarle, adattarsi. La regola che porta al profitto diminuendo i diritti dei lavoratori è una regola ingiusta e nel mio piccolo, io continuerò a crederlo e a oppormi.

Per quel che riguarda Pomigliano, le soluzioni che propone non mi convincono. Aumentare la competitività riducendo il benessere dei lavoratori è una soluzione in cui gli sforzi ricadono sugli operai. Lei saprà meglio di me come gestire un’azienda, però quando parla di «anomalie» a Pomigliano, non posso non pensare che io non conoscerò l'alta finanza, ma probabilmente lei non ha la minima idea di cosa sia realmente, mi passi l’espressione, «faticare».

Non so se lei ha mai avuto la fortuna di entrare in una fonderia. Beh, io ci lavoro da 13 anni e mentre il telegiornale ci raccomanda di non uscire nelle ore più calde, io sono a diretto contatto con l’alluminio fuso e sudo da stare male. Le posso garantire che è già tutto sufficientemente inumano. Costringere dei padri di famiglia ad accettare condizioni di lavoro ulteriormente degradanti, e quel che peggio svilenti della loro dignità di lavoratori, non è una strategia aziendale: è una scappatoia. Ma parliamo ora di cose belle. Mi sono nuovamente emozionato quando nella lettera ci ringrazia per quello che abbiamo fatto dal 2004 ad oggi, d’altronde come lei stesso dice «la forza di un’ organizzazione non arriva da nessuna altra parte se non dalle persone che ci lavorano». Spero di non sembrarle venale se le dico che a una virile stretta di mano avrei preferito il Premio di risultato in busta paga oppure migliori condizioni di lavoro. Oppure poteva concedere il rinnovo del contratto a tutti i ragazzi assunti per due giorni oppure una settimana solo per far fronte ai picchi di produzione, sfruttati con l’illusione di un rinnovo e poi rispediti a casa. Lei dice che ci siete riconoscenti. Ci sono molti modi di dimostrare riconoscenza. Perché se, come pubblicano i giornali, la Fiat ha avuto un utile di 113 milioni di euro, ci viene negato il Premio di produzione? Ma immagino che non sia il momento di chiedere. D’altronde dopo tanti anni ho imparato: quando l’azienda va male non è il momento di chiedere perché i conti vanno male e quando l’azienda guadagna non è il momento di fermarsi a chiedere, è il momento di stringere i denti per continuare a far si che le cose vadano bene.

Lei vuole insegnarci che questa «è una sfida che si vince tutti insieme o tutti insieme si perde». Immagino che comprenda le mie difficoltà a credere che lei, io, i colleghi di Pomigliano e i milioni di operai che dipendono dalle sue decisioni, rischiamo alla pari. Se si perderà noi perderemo, lei invece prenderà il suo panfilo e insieme alla sua liquidazione a svariati zeri veleggerà verso nuovi lidi. Noi tremeremo di paura pensando ai mutui e ai libri dei ragazzi, e accetteremo lavori con trattamenti ancora più più svilenti, perché quello che lei finge di non sapere, caro Sergio, è che quello che impone la Fiat, in Italia, viene poi adottato e imposto da ogni altro grande settore dell’industria.

Spero che queste righe scritte con il cuore non siano il sigillo della mia lettera di licenziamento. Solo negli ultimi tempi ho visto licenziare cinque miei colleghi perché non condividevano l’idea «dell’entità astratta, azienda». Ora chiudo, anche se scriverle è stato bello. Spererei davvero che quando mi chiede se per i miei figli e i miei nipoti vorrei un futuro migliore di questo, guardassimo tutti e due verso lo stesso futuro. Temo invece che il futuro prospettato ai nostri figli sia un futuro fatto di iniquità, di ingiustizia e connotato da una profonda mancanza di umanità. (...) Un futuro in cui si devono accettare le regole, anche se ingiuste, perché non le abbiamo scelte noi. Sappia che non è così, lei può scegliere. Insieme, lei e noi possiamo cambiarle quelle regole, cambiarle davvero, anche se temo che non sia questo il suo obbiettivo (...). A lei le cose vanno già molto bene così. Sappia che non ha il mio appoggio e che continuerò ad impegnarmi perché un altro mondo sia possibile. Buon lavoro anche a lei.

Massimiliano Cassaro
24 luglio 2010

giovedì 1 luglio 2010

Il fido Angelino e Bossi lingua biforcuta




A pensar male ormai è noto, si commette peccato, ma quasi sempre si ci azzecca. Credo che fosse più o meno questa una delle celebri frasi del divo Giulio (sorrentianamente parlando). Io credo che il progetto di modifica del già impresentabile Lodo Alfano, per salvare il datore di lavoro del proponente (è il suo miglior cliente)il fido Angelino lo abbia costruito in modo che fosse poi emendabile fin dal principio. Solo l'opportunismo politico, in sede di prima stesura, ha fatto sì che fossero apportate le dovute "modifiche" in modo che oggi sia palese lo squilibrio tra organi costituzionali, squilibrio che va assolutamente sanato. Un po' come l'assoluzione di Adriano Sofri, con una sentenza poi definita suicida: si scrive in modo che possa solo essere annullata per poi portare l'affondo finale in sede dibattimentale. Il Lodo del fido Angelino è stato scritto male in un momento in cui era utile scrivere male, poi si emenda (in estate è molto meglio) a proprio piacimento, rendendolo ancora più odioso agli occhi delle persone oneste. Retroattivo non solo per il Presidente della Repubblica ma anche per il Presidente del Consiglio dei Ministri e per tutti i Ministri, compreso il neo ministro Brancher. Come hanno fatto a non accorgersi della disparità tra organi? Adesso va solo apportata una piccola postilla e il gioco è fatto. Ieri la retroattività era scongiurata per non alimentare le ragioni dell'opposizione. Oggi, a ridosso degli ombrelloni e delle sdraio e con Minzolini al TG1, si agisce e si mette definitivamente in salvo il divonano. Ciliegina sulla torta ci si mette anche la lingua biforcuta di Umberto Bossi (parla in un modo ai comizi e in un altro in Parlamento) a dargli man forte, basta che porti a casa uno straccio di federalismo, al diavolo i costi sociali ed economici. Sono convinto che Bossi se ritenesse la crocifissione del divonano utile a far cassa lo abbandonerebbe immediatamente e si armerebbe di martello e chiodi. La sua storia dimostra che sarebbe capace di agire in tal senso.
Personalmente non mi stipisce più niente, nè mi offende più nulla di ciò che stanno facendo a questo Paese. Mi chiedo: cosa volete per smetterla? Facciamo così: ci consegnamo tutti con un cartello appeso al collo con su scritto: "Bravi, avete vinto". Però poi, dopo, governate. E lo fate per il bene del Paese, quello che va dalle Alpi all'Etna ed ancora più giù. Poi dopo la smettete di dire oggi quel che è noto da 2 anni e che avrebbe meritato ben altri provvedimenti a sostegno delle famiglie e delle imprese. Poi la smettete di abolire tasse dalla porta, per poi farle rientrare dalla finistra dei Comuni e delle Regioni. Poi la smettete di raccontarci la favoletta delle liberalizzazioni per poi scontrarci con la dura realtà delle lobby e delle varie caste che frenano qualsiasi tentativo di maggiore competitività. La smettete con il "nuovo modello di relazioni sindacali", maschera della volontà di abbattere quel poco di opposizione esistente. La smettete di far passare come riforma quella che è macelleria culturale. State sfasciando anche quel poco di buono che la scuola PUBBLICA italiana ha prodotto negli anni. A proposito ministra Gelmini ma lei in quali scuole è andata per partorire idee come quella del maestro prevalente e del tempo pieno che pieno non è, al massimo è un posto tranquillo per fare i compiti del giorno dopo.

Salvatore Cuoco