mercoledì 27 gennaio 2010

Un benvenuto

Oggi dò il benvenuto a mio figlio Giacomo. Anche lui, se vorrà e quando vorrà, potrà dire la sua. Spero possa rapprentare, anche se parzialmente, "i gggiovani".
Ben arrivato su questo magico isolotto. Fanne buon uso.

domenica 24 gennaio 2010

Oggi parliamo di cinema italiano

A natale è tempo di grandi abbuffate, di noiose tombolate e di panettoni di tutti i tipi. Ci sono quelli ricchi di canditi e uvetta, quelli solo con l'uvetta e quelli che hanno solo la forma del panettone. All'interno non trovi niente, solo l'impasto che, per carità, è buono, ma sembra il ciambellone per la colazione la mattina. Ma io ho la cattiva abitudide di non fare colazione e arrivare al pasto di mezza giornata con il solo caffè della mattina. Fatto sta che passate le feste ti ritrovi casa piena di panettoni e devi pur consumarli. A cinema orma è consuetudine far uscire in quei giorni i cosiddetti cinepanettoni. I Natale a.... vattelapesca che gareggiano per gli incassi con l'evento natalizio dei Pieraccioni, che quest'anno ha fatto recitare la sosia di Marilyn Monroe. Insomma fanno a gara a chi la spara più grossa. I Vanzina ormai non sanno più dove andare a girare sempre lo stesso film. Quello che evolve credo sia solo la parolaccia. Per il resto non c'è più niente. I protagonisti (sic) vanno in giro per TV, giornali, settimanali, riviste specializzate ad invitare a portare i soldi al botteghino delle centinaia, migliaia, di sale in cui si proietta la replica dell'anno prima. Il pubblico però accorre in massa e loro sono legittimati a pensare che quello è il prodotto buono per arricchirsi ulteriormente con il solo uso di qualche malaparola. Meno male che non mi guadagno da vivere facendo il critico cinematografico così non sono costretto ad andare anch'io ad assistere a questo macabro rito. Mi posso quindi far bastare quanto sei costretto a vedere in televisione, a leggere sui quotidiani per dire che è brutto cinema. E anche a volerlo vedere come prodotto televisivo con l'anticipazione nelle sale, è brutta televisione.
Quest'anno però qualcuno deve aver fatto notare alla banda Vanzina, che il livello delle parolacce è esagerato. E il figlio d'arte Cristian De Sica, piccato, da qualche parte ha reagito dichiarando che i suoi film "sono nella tradizione della commedia all'italiana", che i Natale a vattelapesca sono i nuovi Pane, amore e fantasia. E che lui può fare teatro solo girando quei film. E tutti quelli che campano solo di teatro? Ma non divaghiamo. Passato il natale sono andato più volte a cinema. A vedere tre film italiani. L'ultimo, scadente, di Verdone; poi il vero erede della tradizione della commedia all'italiana: "La prima cosa bella" di Virzì e infine il capolavoro uscito venerdi scorso e che a Roma è in solo 3 (dico tre) sale "L'Uomo che verrà" di Giorgio Diritti.
Tre esempi di come in Italia si possa fare cinema. Tre modi di farlo con intelligenza, con un pizzico di eleganza e con le idee. Poi possono riuscire o meno. A mio modestissimo parere Verdone deve sforzarsi un po' di più, può fare di più, Virzì confeziona un film che con leggerezza ti racconta le vite della periferia italiana. Con i suoi lati grotteschi, comici e drammatici. Quelle vite di tutti i giorni, nelle quali ti riconosci, le senti sulla pelle. "La prima cosa bella" l'ho trovato proprio un bel film, sono uscito dalla sala contento. Bravo, questa è commedia a parer mio, quella girata nelle strade di Livorno, non di Beverly Hills. Quella dove c'è anche la parolaccia ma perchè fa parte del linguaggio corrente, non è ostentata, recitata come contenuto. Invito Cristian De Sica ad andarlo a vedere così vede in quale altro modo ci si può ispirare a Comencini, a Monicelli. E veniamo a ciò che ho visto ieri sera. Un opera da applauso, come quello che la sala ha timidamente fatto alla fine di tutti i titoli di coda. Merenghetti sul Corriere ha giustamente parlato di capolavoro e lascio a lui l'onere di far capire cosa è un capolavoro. Io non ne sono capace, posso però descrivere l'uscita dalla sala nelle tre proiezioni, ché secondo me da il senso di come il pubblico accoglie, ingoia, si dispondìne a digerirlo, un film. Con l'ultimo di Verdone "Io, loro e Lara" già sui titoli si programmava il continuo della serata. Dove si va a mangiare una pizza, a casa di chi si va a bere il bicchierino finale e altre amenità varie. Un vociare confuso e distratto e intanto i titoli di coda ancora scorrono sullo schermo. Con "La prima cosa bella" si rimane seduti a guardare tra le informazioni finali chi canta quel brano, come si chiama quell'attore o quell'attrice, ci si confronta sul giudizio che ognuno da del film e si arriva per strada ancora a commentare la pellicola appena vista. Sull'ultima scena de "L'uomo che verrà" non ci si muove dalla poltrona. Tutti in religioso silenzio fino alla fine, con i ringraziamenti dell'autore alla Regione Emilia Romagna, a RAI Cinema, alla comunità tal dei tali, ai comuni della zona di Monte Sole (zona montagnosa a pochi Km da Bologna), insomma a tutti. Solo quando si accendono le luci si accenna ad un applauso (cosa insolita per un film) e poi di nuovo tutti in silenzio fino a fuori la sala. Mi ha colpito tutto quel silenzio, l'ho percepito come il massimo rispetto per ciò che era stato rappresentato e per il modo come era stato rappresentato. Solo fuori, per strada senti i commenti. Tutti molto entusiasti, commossi da una ragazzina, Greta Zuccheri Montanari nel ruolo di Martina, assolutamente straordinaria. Maya Sansa (la ricordate in La meglio giuventù?)bravissima, nel ruolo di Lena che in grembo porta l'Uomo che verrà. E via via tutti gli altri. Questo film insieme a quello di Virzì, e perchè no, anche quello di Verdone, rimandato a settembre, dimostrano che in questo paese il cinema si può fare in tanti modi diversi. Commedie, racconti introspettivi, storici, comici, ma sempre con gusto, avendo rispetto per il pubblico, caro Cristian.
Gli Oscar non li ritengo un punto di arrivo ma è innegabile il fascino che tale premio offre alla pellicola. Se l'Accademia non aveva i mezzi per capire Gomorra dell'ottimo Garrone, spero proprio che vada a ripetizione affinchè possa premiare questo di film. Sarebbe un modo per renderlo più visibile. Lo ripeto a Roma è in sole tre (dico tre) sale.

Salvatore Cuoco

martedì 19 gennaio 2010

In ricordo del migliorista Napolitano

"Caro Presidente,sono un cittadino che segue con costanza e con rispetto le Sue parole e per me Lei è un punto di riferimento costante.Mi permetta però di non essere d'accordo,questa volta,su quanto da Lei scritto alla famiglia di Bettino Craxi.Voglio rammentare a me stesso e a chi legge queste poche righe,che la politica dovrebbe essere la funzione più nobile da esercitare da parte di chi è stato demandato dai cittadini,nei modi previsti dalla Costituzione, alle più alte cariche dello Stato.Utilizzare la funzione che si ricopre e la politica per atti illeciti e gravi,quale è la corruzione,non trova attenuanti ne tantomeno giustificazioni,seppure queste ultime inserite in un particolare momento "storico".Sono passati solo dieci anni dalla morte di Craxi e mi riesce difficile pensare a lui in una dimensione storica.Penso invece che debba essere ascritto alla dimensione della cronaca e della pessima politica,lasciando alle generazioni future ed agli storici veri un giudizio più compiuto". (Lettore_729715)
Questo è quanto scrive un anonimo lettore del Corriere.it a proposito della lettera inviata da Napolitano alla moglie di Craxi in occasione del decennale della morte. E' quella che mi sembra più ragionevole al di là delle facili imprecazioni che possono venire a chi legge quanto è contenuto in quella missiva. Io, pur apprezzando il lavoro che Napolitano sta facendo dal Quirinale, non mi meraviglio affatto di quanto scrive. Lui è stato sempre molto critico nei confronti di tutti coloro, in primis Enrico Berlinguer, avevano un atteggiamento ostile nei confronti del PSI di Craxi. Tutta l'area cosidetta migliorista era sulle sue posizioni. In occasione del referendum sulla scala mobile Napolitano si defilò perchè non era assolutamente d'accordo con i promotori. Non a caso era considerato l'esponente di maggior spicco della "destra" del PCI. Oggi quella chiesa non esiste più, c'è grande confusione sotto il cielo e anche un moderato illuminato come Napolitano trova normale scrivere di Craxi come di un latitante a cui è stata riservata un'attenzione troppo dura da parte dei giudici. Non c'era niente da dire sui danni economici fatti a questo paese per l'allegria di quel periodo nello spendere e spandere una ricchezza non posseduta. Facendo lievitare costi all'inverosimile e cercando il consenso con lo scambio di favori. Queste responsabilità sono di un'intera classe dirigente e su questo concordiamo ma non è chiamando a rispondere tutti che ci si salva. Intanto tu sei stato preso con le mani nella marmellata e inizia a pagare la tua di parte. Confrontati con i giudici e fa i nomi degli altri complici. (Mancanza questa imitata da un tuo carissimo amico, Mr. B) Fa i nomi di tutti. Porta le dovute prove e smonta un sistema che hai se non altro contribuito a creare con la collaborazione di tanti altri. La fuga altrimenti può essere fraitesa, caro Bettino. Io personalmente ti ricordo come il socialista che aveva una sola ossessione: erodere il consenso non ai democristiani, ai repubblicani, ai socialdemocratici o ai liberali ma a coloro che stavano alla tua sinistra. Fossero anche quelli che avevano decretato che l'ombrello NATO era più sicuro di quello sovietico o che la spinta della rivoluzione d'ottobre si era già da tanto tempo esaurita. Che il mercato era il nuovo dio pagano e che la televisione poteva anche essere a colori.
Salvatore Cuoco

mercoledì 6 gennaio 2010

A proposito di Casini e le regionali 2010

E' un po' di giorni che non mi reco in edicola. Le feste non sempre mi hanno fatto seguire i telegiornali. E vedo con piacere che continuo a vivere. Ma il troppo è troppo.
Apprendo che Emma Bonino si è autocandidata alla guida della regione Lazio per le prossime ed imminenti Regionali del 2010. Brava. Lo spettacolo offerto dal PD è desolante, la candidatura della destra è stimabile ma improponibile alla mia sia pur criticabile sensibilità politica. Ma ecco che Casini mette gli steccati. "Se questi sono i nomi, noi siamo con la destra". Hai capito dove sta la novità. Mi sarei meravigliato del contrario. Sarei stato colto da stupore se il lucidascarpe vaticanista Casini si fosse comportato diversamente. Se il sempre a posto Pierferdi avesse detto: la Polverini è espressione di uno schieramento a noi lontano. E invece niente colpi di scena, Casini si conferma quello che è: un moderato, anche abbastanza reazionario, che con la laicità, con le libertà individuali e collettive intese in un accezione estensiva, non ha niente e non avrà mai niente a che che fare. Nonostante quel che va prediccando il Dalemone.
Il problema è che l'UDC è un partirto di destra e che se non governa con la destra è solo perchè a Casini non hanno dato il lecca-lecca del gusto che gradiva.
Con questo non dico che le alleanze vadano fatte con l'altro esponente della destra che oggi svolge il ruolo di guastatore del centrosinistra. Quel tal Di Pietro che ogni giorno pratica lo sport attraverso il quale con la sinistra (intesa come mano) cerca motivi per comparire nei titoli dei giornali e dei TG; mentre con la destra (sempre intesa come mano) crea le condizioni affinchè Mr. B governi per i prossimi 20 anni in prima persona o attraverso il suo fido alunno, il divo Giulio new edition.
E mentre si sviluppa tutto ciò la sinistra è inesistente. Sinistra e Libertà si ri-fonda con l'aggiunta (è nata da pochi mesi ed è gia tempo di ri-fondarsi), dei Comunisti non c'è traccia se non nei bilancini dei servizi giornalistici dei Tg RAI o Mediaset, del PD non parlo per quella carità cristiana che non possiedo ma che ora mi torna utile per chiarire un concetto. Tutti tramortiti, tutti avviluppati su se stessi incapaci di reagire, incapaci di pensare dieci, dico dieci, cose da fare, alternative a quelle che farà la Polverivi una volta eletta. Tenendo conto che le ultime due legislature regionali sono state governate dal centrosinistra, non dimenticandolo mai. Quindi con quel pizzico di fantasia che anche in politica non guasta mai. Che sò, lotta ai potentati che da sempre governano la sanità, i trasporti, lo sviluppo urbanistico. Anche a costo di perderla quella stramaledettissima poltrona. Dimostrare cioè che si è realmente alternativi.
L'esercizio del potere quando non è volto al bene comune e collettivo è azione per salvaguardare il presente e per consolidare il potere acquisito in precedenza.
Chiunque metta in discussione questa formula avrà la mia personalissima ed insignificante fiducia.
Salvatore Cuoco