A natale è tempo di grandi abbuffate, di noiose tombolate e di panettoni di tutti i tipi. Ci sono quelli ricchi di canditi e uvetta, quelli solo con l'uvetta e quelli che hanno solo la forma del panettone. All'interno non trovi niente, solo l'impasto che, per carità, è buono, ma sembra il ciambellone per la colazione la mattina. Ma io ho la cattiva abitudide di non fare colazione e arrivare al pasto di mezza giornata con il solo caffè della mattina. Fatto sta che passate le feste ti ritrovi casa piena di panettoni e devi pur consumarli. A cinema orma è consuetudine far uscire in quei giorni i cosiddetti cinepanettoni. I Natale a.... vattelapesca che gareggiano per gli incassi con l'evento natalizio dei Pieraccioni, che quest'anno ha fatto recitare la sosia di Marilyn Monroe. Insomma fanno a gara a chi la spara più grossa. I Vanzina ormai non sanno più dove andare a girare sempre lo stesso film. Quello che evolve credo sia solo la parolaccia. Per il resto non c'è più niente. I protagonisti (sic) vanno in giro per TV, giornali, settimanali, riviste specializzate ad invitare a portare i soldi al botteghino delle centinaia, migliaia, di sale in cui si proietta la replica dell'anno prima. Il pubblico però accorre in massa e loro sono legittimati a pensare che quello è il prodotto buono per arricchirsi ulteriormente con il solo uso di qualche malaparola. Meno male che non mi guadagno da vivere facendo il critico cinematografico così non sono costretto ad andare anch'io ad assistere a questo macabro rito. Mi posso quindi far bastare quanto sei costretto a vedere in televisione, a leggere sui quotidiani per dire che è brutto cinema. E anche a volerlo vedere come prodotto televisivo con l'anticipazione nelle sale, è brutta televisione.
Quest'anno però qualcuno deve aver fatto notare alla banda Vanzina, che il livello delle parolacce è esagerato. E il figlio d'arte Cristian De Sica, piccato, da qualche parte ha reagito dichiarando che i suoi film "sono nella tradizione della commedia all'italiana", che i Natale a vattelapesca sono i nuovi Pane, amore e fantasia. E che lui può fare teatro solo girando quei film. E tutti quelli che campano solo di teatro? Ma non divaghiamo. Passato il natale sono andato più volte a cinema. A vedere tre film italiani. L'ultimo, scadente, di Verdone; poi il vero erede della tradizione della commedia all'italiana: "La prima cosa bella" di Virzì e infine il capolavoro uscito venerdi scorso e che a Roma è in solo 3 (dico tre) sale "L'Uomo che verrà" di Giorgio Diritti.
Tre esempi di come in Italia si possa fare cinema. Tre modi di farlo con intelligenza, con un pizzico di eleganza e con le idee. Poi possono riuscire o meno. A mio modestissimo parere Verdone deve sforzarsi un po' di più, può fare di più, Virzì confeziona un film che con leggerezza ti racconta le vite della periferia italiana. Con i suoi lati grotteschi, comici e drammatici. Quelle vite di tutti i giorni, nelle quali ti riconosci, le senti sulla pelle. "La prima cosa bella" l'ho trovato proprio un bel film, sono uscito dalla sala contento. Bravo, questa è commedia a parer mio, quella girata nelle strade di Livorno, non di Beverly Hills. Quella dove c'è anche la parolaccia ma perchè fa parte del linguaggio corrente, non è ostentata, recitata come contenuto. Invito Cristian De Sica ad andarlo a vedere così vede in quale altro modo ci si può ispirare a Comencini, a Monicelli. E veniamo a ciò che ho visto ieri sera. Un opera da applauso, come quello che la sala ha timidamente fatto alla fine di tutti i titoli di coda. Merenghetti sul Corriere ha giustamente parlato di capolavoro e lascio a lui l'onere di far capire cosa è un capolavoro. Io non ne sono capace, posso però descrivere l'uscita dalla sala nelle tre proiezioni, ché secondo me da il senso di come il pubblico accoglie, ingoia, si dispondìne a digerirlo, un film. Con l'ultimo di Verdone "Io, loro e Lara" già sui titoli si programmava il continuo della serata. Dove si va a mangiare una pizza, a casa di chi si va a bere il bicchierino finale e altre amenità varie. Un vociare confuso e distratto e intanto i titoli di coda ancora scorrono sullo schermo. Con "La prima cosa bella" si rimane seduti a guardare tra le informazioni finali chi canta quel brano, come si chiama quell'attore o quell'attrice, ci si confronta sul giudizio che ognuno da del film e si arriva per strada ancora a commentare la pellicola appena vista. Sull'ultima scena de "L'uomo che verrà" non ci si muove dalla poltrona. Tutti in religioso silenzio fino alla fine, con i ringraziamenti dell'autore alla Regione Emilia Romagna, a RAI Cinema, alla comunità tal dei tali, ai comuni della zona di Monte Sole (zona montagnosa a pochi Km da Bologna), insomma a tutti. Solo quando si accendono le luci si accenna ad un applauso (cosa insolita per un film) e poi di nuovo tutti in silenzio fino a fuori la sala. Mi ha colpito tutto quel silenzio, l'ho percepito come il massimo rispetto per ciò che era stato rappresentato e per il modo come era stato rappresentato. Solo fuori, per strada senti i commenti. Tutti molto entusiasti, commossi da una ragazzina, Greta Zuccheri Montanari nel ruolo di Martina, assolutamente straordinaria. Maya Sansa (la ricordate in La meglio giuventù?)bravissima, nel ruolo di Lena che in grembo porta l'Uomo che verrà. E via via tutti gli altri. Questo film insieme a quello di Virzì, e perchè no, anche quello di Verdone, rimandato a settembre, dimostrano che in questo paese il cinema si può fare in tanti modi diversi. Commedie, racconti introspettivi, storici, comici, ma sempre con gusto, avendo rispetto per il pubblico, caro Cristian.
Gli Oscar non li ritengo un punto di arrivo ma è innegabile il fascino che tale premio offre alla pellicola. Se l'Accademia non aveva i mezzi per capire Gomorra dell'ottimo Garrone, spero proprio che vada a ripetizione affinchè possa premiare questo di film. Sarebbe un modo per renderlo più visibile. Lo ripeto a Roma è in sole tre (dico tre) sale.
Salvatore Cuoco
domenica 24 gennaio 2010
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1 commento:
Sono daccordo con te nel definire il film di Diritti un capolavoro. Sono allibito nel sapere, invece, che solo 3 (e dico tre) sale lo proiettano a Roma, e solo 50 in Italia. Ancora una volta dimostriamo la nostra italianità...
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