domenica 27 dicembre 2009

Auguri

Non avendo idea di chi ha ricevuto la mail di auguri, mi scuserete se provo ad inoltrarla di nuovo.

 

Il mio nuovo indirizzo mail “privato” è salvatore.cuoco@tin.it Mentre quello “professionale” è s.cuoco@pf.popolarebari.it

 

venerdì 11 dicembre 2009

Il mafioso di ieri e quello di oggi

Un vergognoso editoriale del direttore del TG1 Minzolini è andato in onda pochi minuti fa. La tesi è quella che vede il teste di oggi più affidabile del teste di ieri. A prescindere dal fatto che ambedue sono esponenti dell'organizzazione mafiosa. Minzolini con Dell'Utri e a Berlusconi dovrebbe avere un po' di prudenza prima di lasciarsi andare a dichiarazioni trionfanti. O forse a loro tutto è gia noto e sanno anche come andrà a finire? Il sospetto è legittimo. Perchè mai Spatuzza è un burattino nelle mani di giudici di parte e il mafioso di oggi è credibile e affidabile?
Salvatore Cuoco

martedì 1 dicembre 2009

Da un fatto privato prendo coscienza di un dramma pubblico che è trasparente nei mass media nostrani. Facebook è per definizione il luogo dove puoi incontrare persone perse di vista nelle passete vite. E' allo stesso tempo un cacciatore di dati parasensibili, un luogo dove la maggioranza degli iscritti si diverte a rispondere a milioni di domande per stabilire a che frutto, a che mese, a che stagione, somiglia. Nel rispondere fornisci dati che consentono di tracciare profili di potenziali utilizzatori futuri. Questo è il gioco. Non partecipando a nessun "vediamo a quale fiore somigli" FB resta un carnaio dove trovi di tutto. Tanta futilità, tanto autocompiacimento (di tanto in tanto ci casco ancora) e qualche sorpresa. Il mio amico Enzo, con il quale non mi vedo da qualche anno, risponde ad un mio messaggio nel quale richiedevo aggiornamenti banali, di quelli che si chiedono sempre a chi non vedi da tanto. Come stai? Cosa fai? La famiglia tutto bene? I figli? La risposta per me è stata devastante. Enzo è un laureato in Filosofia, ha due figlie e un lavoro iniziato in Olivetti. A suo tempo mi affascinava l'idea che un'azienda informatica utilizzasse, per creare i propri prodotti, un team di esperti in tutte le discipline, dalle quelle tecniche a quelle umanistiche. Ed Enzo mi sembrava entusiasta del progetto e me ne parlava (tanti anni fa ormai) con passione. Poi sappiamo che il marchio Olivetti è sparito e il suo posto è stao preso nel tempo da diversi attori, fino ad oggi che risulta essere nelle mani di una cosiddetta azienza killer, Omega, che ha il solo scopo di ripianare i bilanci agendo sulle spese dei dipendenti. Ad oggi c'è un provvedimento di licenziamento collettivo per circa 1200 persone (1000/1100 famiglie? 4000 persone?) su 1800 lavoratori. E l'indotto? Quanti saranno? Una carneficina. Da quattro mesi sono senza stipendio e il mio amico è in giro ad occupare sedi, salire sui tetti. Lui così preso dalle figlie, dalla musica e dalle idee. Un mite che mai avrebbe immaginato di dover prendere il megafono e gridare la propria rabbia. Sono molto pochi, anzi sono molto poco "pesanti" quelli che se ne sono interessati: l'Unità, Di Pietro, Anno Zero, il manifesto, il TG3. Oltre chiaramente al sindacato, pardon, alla CGIL. La rete contiene il resto. A tutti voi segnalo il blog attraverso il quale è possibile vedere anche i contributi video su questa storiaccia: http://collettivolavoratorigetronics.blogspot.com/
Ricordate quando i notiziari hanno riportato la notizia di un tizio travestitosi da simil-poliziotto che insieme ad altri vigilanti ha tentato di "liberare" la fabbrica occupata? Poi sono arrivati i veri poliziotti e li hanno scortati fuori evitando di farli linciare. Enzo è parte di questa di storia. Hanno bisogno di tutto, ma soprattutto di visibilità. Hanno bisogno di rompere il muro che impedisce a questa storia di arrivare nei TG che formano l'opinione e sulle prime pagine dei maggiori quotidiani italiani. Ognuno nel suo piccolo può fare la sua parte. Enzo mi chiede di fare la mia. Facciamo ognuno di noi la propria. Per quel che è possibile, ma facciamola.
Salvatore Cuoco

martedì 24 novembre 2009

Stanchezza e dubbi

Dobbiamo rassegnarci. Il nostro Presidente del Consiglio, inquisito in vari procedimenti, alla spasmodica ricerca di norme che lo mettano al riparo dal dover dare spiegazioni nelle sedi opportune, con una concezione dell'esercizio del potere di tipo feudele, non prova vergogna alcuna a usare la popolarità che ha nel peggiore dei modi possibili. C'è un giudice che mi vuole processare? Bene, vado in TV e spiego agli italiani come stanno le cose. Possibilità di domande: zero, possibilità di contraddittorio: zero. Da solo, se la canta e se la suona. Il nostro caro non ha il minimo rispetto per il ruolo che la maggioranza relativa degli italiani gli ha affidato. Delle regole se ne infischia perchè le regole non sono mai state il suo forte. A lui basta un po' di cerone, una telecamera con calza davanti all'obiettivo e il vuoto intorno. E le luci si devono spegnere quando lo dice lui. In quel caso anche la pubblicità deve rispettare le regole che Mr. B detta. Possibile che non si renda conto che stà stancando, che il dubbio si sta insinuando anche nel suo più ferreo sostenitore? Se mi guardo intorno io lo noto, lo avverto. Che cosa è questo, l'estremo tentativo? Lo sapremo presto.

Salvatore Cuoco

venerdì 13 novembre 2009

Siamo serviti

Siamo serviti. Finalmente sappiamo come si fanno le riforme. Finalmente ripareremo alle disfunzioni della giustizia. Bisognava pur partire da qualche parte e allora si è scelto di partire dalla durata del processo. Cioè dalla fine.
Carenza di mezzi, tagli alle dotazioni, un'infinità di norme che spesso confliggono e allungano i tempi, sedi fatiscienti, personale ridotto al lumicino, tutto questo e altro ancora è oggi la nostra giustizia e il sig. nessuno (leggi l'inguardabile Gasparri) mette la propria firma in cima alla proposta di legge che stabilisce, retroattivamente, che ogni grado di giudizio non debba durare mai più di 2 anni. Due anni e un giorno e il reato si estingue.
Una persona ragionevole e non condizionata ideologicamente di fronte ad una legge del genere dovrebbe gioire e ritenersi soddifatto del fatto che finalmente sono state risolte tutte le problematiche che fanno della giustizia italiana un mostro senza testa nè coda e festeggiare insieme al sig. nessuno (leggi l'inguardabile Gasparri) finalmente la Riforma. Invece io che sono poco ragioevole e condizionato ideologicamente non riesco proprio a gioire. Chissà perchè vedo del marcio. Vedo della malafede. Sarà senz'altro per il fatto che reputo il sig. nessuno (leggi l'inguardabile Gasparri) una testa senza contenuti, senza alcuna attività elettrica e quindi incapace di pensare, figuriamoci riformare. Perchè inserire in un obbrobrio del genere l'estensione dei suoi effetti ai procedimenti già in corso? Non voglio, prima, risolvere tutti gli altri problemi della giustizia, voglio consolidare l'immagine del governo del fare come tutte le sere l'altro niente che risponde al nome di Bonaiuti si affanna a ripetere al bravo cronista del TG1, TG2, TG4, TG5, Studio Aperto. Bene, fate pure, avete i numeri. Volete iniziare dalla fine, votatevi la vostra "riforma" e chiudiamola lì, ma che bisogno c'era di lasciare margine al sospetto. Che tutto è frutto della scomposta reazione alla bocciatura del Lodo Alfano. Non più sospensione dei processi fino alla fine dell'incarico, voliamo alti. Estinguiamo il reato. Così la Corte Suprema impara a filosofeggiare sull'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e al rispetto che tutti devono portare a quanto scritto sulla Carta fondante di questo Paese.
Quello che accade in questi giorni è anche un amaro risveglio di tutti coloro hanno visto in Fini una scorciatioa utile. E' bastata una cena di un paio d'ore e dal cilindro hanno tirato questo bel coniglio. Chi se ne frega che gli inquirenti, i poliziotti, i carabinieri, qualche volta devono anticipare i soldi per la benzina, devono comprare le risme di carta per le fotocopie o altre amenità del genere. L'importante è che il nostro caro presidente del consiglio dorma sonni tranquilli. Che non si agiti al pensiero di dover rispondere di accuse infamanti per qualsiasi persona perbene. Fossimo il lui faremmo il diavolo in quattro per dimostrare la nostra innocenza. Invece niente. Sempre a cercare espedienti per evitare il giudizio, costi quel che costi. Chi se ne frega della crisi e del modo più efficace per affrontarla. Tanto quella prima o poi passa. Invece un giudice che sentenzia in merito a corruzioni di giudici, si trova sempre. Spuntano come funghi. E allora inventiamoci la riforma delle riforme. Ma partiamo dalla fine. Se non altro è un percorso originale. Così è se vi pare.

Salvatore Cuoco

lunedì 5 ottobre 2009

Piazza del Popolo

C'ero anche io in Piazza del Popolo sabato scorso. Anzi, a dir la verità, è stata la prima volta che non sono riuscito ad "entrare" nell'emiciclo. Abbiamo girato intorno salendo la strada che porta al Pincio, con non poche difficoltà siamo riusciti ad arrivare dall'altra parte, passando dietro il palco, ma subito siamo risaliti perchè era impossibile entrare anche dal lato di P.le Flaminio. Insomma la piazza era piena come non l'ho mai vista. Non mi interessa sapere se erano sessantamila, centomila, trecentomila, mi preme raccontare l'atmosfera registrata tra quella moltitudine di persone. Era di grande gioia nel rincontrarsi. Era di consapevolezza che quando serve solo la piazza può essere il valido strumento per lanciare messaggi, per sentire se puoi ancora contare su tanta gente che "parla" come te. Sabato a parer mio è stato un giorno che non va lasciato entrare nell'album di famiglia. Tante immagini che non lasciano il segno. E' stata la testimonianza che di fronte ad un rischio c'è ancora qualcuno che ha voglia di gridare, anzi di affermare con la forza della ragione la sua indignazione. Io sono convinto che in questo paese non sia a rischio la libertà di informazione in sè, ciò che è fortemente a rischio è la libertà dal condizionamento esterno o interno delle redazioni. Sono tante le testate giornalistiche esistenti ed ipotizzarne la scomparsa mi risulta difficile se non irrealistico. Ma pensare ad una stampa omologata e condizionata questo si. Milena Gabanelli che denuncia, dalle colonne del Corriere della Sera, l'impossibilità di trovare un compagnia di assicurazione che garantisca la tutela legale alle inchieste di Report è sintomatico non del fatto che la trasmissione possa essere cancellata dal palinsesto, ma che possa essere "depotenziata" nella sua capacità di mettere in difficoltà il potente di turno con le domande giuste. In un giornale sapere che ciò che scrivi è sgradito al tuo editore deve continuare ad essere possibile e non foriero di licenziamento. Che a fronte di querele non ti ritroverai le spalle coperte dal giornale è fondamentale per svolgere il lavoro con la serenità necessaria. Non sono un grande estimatore di Travaglio e Santoro, come non lo sono di Grillo ultima versione, ma guai a giustificare un intervento che ne limitasse l'espressione.
A proposito. A coloro che non ritengono decisivo il condizionamento della TV nella creazone del consenso politico raccomando una ricerca del Censis del giugno scorso dove si evince che il 69,3% degli elettori si "è informato e ha scelto chi votare attraverso le notizie e i commenti dei TG". Scendendo nel particolare si scopre che i TG che vengono presi in considerazione sono i 7 delle varie reti, ma da soli il TG1 e TG5 coprono oltre il 75% di quel dato. E' come dire che 70 su 100 si informa e sceglie chi votare tramite i telegionali e di questi settanta ben 52 lo fanno vedendo ed ascoltando i due più seguiti TG. Adesso si capisce anche il perchè dell'editoriale scomposto di Minzolini dell'altra sera e perchè il direttore più ossequioso della tv pubblica (prima TG2 poi TG1) verso Mr. B, sia oggi alla direzione del TG5.
Al più presto inserirò le poche foto che sono riuscito a fare. L'angolo visuale non è dei migliori, si vedranno spicchi di p.zza del Popolo ma spero diano l'idea dell'impossibilità di trovare anche un punto strategicamente valido per fare foto efficaci.

giovedì 1 ottobre 2009

Considerazioni sullo Scudo Fiscale 2009

In merito allo Scudo Fiscale, edizione 2009, ho poche ma ferme certezze. La prima riguarda il tornaconto politico di Antonio Di Pietro quando indossa la coppola e chiede al Presidente della Repubblica di non promulgare la norma. L'altra riguarda la possibilità che ciò accada: zero. Napolitano non credo possa permettersi uno strappo così forte. Da una parte c'è un governo che gode di un voto popolare seppure senza la maggioranza dei consensi, dall'altra c'è un eletto da un'assemblea se pur rappresentativa di un popolo intero, rimane espressione di quella assemblea. I modi e i toni del Presidente sono tali da essere rappresentativi dell'intero paese, ma questa è un'altra cosa, rientra nella sensibilità dell'uomo. L'ultima certezza la nutro su chi brinderà alla promulgazione: le organizzazioni criminali. Per come è strutturato l'attuale scudo si può dire che non saranno scudabili i proventi di attività criminali, ma alla prova dei fatti ciò sarà possibile. Salvatore Bragantini, collaboratore di lavoce.info, scrive: "Il boccone più prelibato che solo il nostro scudo offre agli evasori, è l'anonimato". Inoltre il nostro ministro Tremonti e il suo staff di esperti hanno di fatto esentato gli intermediari (coloro che concretamente riporteranno nei confini italici i soldi) dall'obbligo di segnalare operazioni di sospetto riciclaggio. Si tenga presente che tale "raccomandazione" è già operativa. Ma quasi nessuna segnalazione è giunta mai sul tavolo dei poveri addetti all'antiriciclaggio presenti in ogni Banca, SIM o Fiduciaria. E' uno stipendio da pagare, punto.
Altra falsa notizia è quella che vede il nostro scudo in linea con quelli di altri stati europei e non. L'aliquota applicabile in Italia è del 5%, molto meno di quanto dovranno versare gli evasori inglesi e americani che saranno obbligati a corrispondere almeno l'imposta evasa (circa dieci volte quello che pagherà l'italico evasore). Bragantini si chiede se il "DNA italiano è forse differente?"
La crisi che stiamo attraversando è dovuta anche alle profondi e crescenti disuguaglianze, che negli USA e in Italia sono particolarmente gravi, lo attesta l'indice di Gini che le misura. Ad andare ad informarsi su tale indice c'è da perdere la testa. Diciamo che prendiamo per buono ciò che studiosi di ogni parte del mondo utilizzano per misurare variabili che danno un volto alla disuguaglianza esistente in una nazione o in una comunità di stati. Prendendo per buone anche le conclusioni di tale "misurazione" non si può che indignarsi di fronte ad una norma che scava un fossato ancora più profondo tra chi paga quanto c'è da pagare in silenzio e chi furbescamente porta all'estero proventi di attività svolte "in nero". Un'attività remunerativa è proprio quella dello spallone.
L'ultima considerazione è relativa allo scopo che si propone il nostro nuovo divo Giulio. Rilanciare l'economia italiana. Il presupposto è che le aziende sono in crisi, il sistema creditizio è latitante, è di ieri la notizia che le due maggiori banche non approfitteranno dei Tremonti Bond (perchè troppo esosi) e quindi quanto rientrerà sarà immesso nel circolo produttivo. La domanda che mi sorge spontanea è: Giulio, ma credi ancora alla Befana o all'asino che vola? Se i fondi scudabili sono rappresentati da Azioni o titoli di debito stranieri, potranno tranquillamente continuare ad esserlo. Nessuno andrà mai a chiedere conto delle somme rientrate. Anche perchè non si saprà a chi andare a fare la domanda.
E' l'Italia di destracentro, bellezza.
Salvatore Cuoco