sabato 19 giugno 2010

E' morto il grande Josè Saramago


Adeus José

Venerdì 18 Giugno, José Saramgo è spirato alle 12,30 nella sua casa di Lanzarote, all’età di 87 anni, a seguito di un cedimento multiplo degli organi, dopo una lunga malattia.
Lo scrittore è morto con al suo fianco la famiglia, andandosene in modo sereno e tranquillo.
Fondazione José Saramgo
18 Giugno 2010

Questo il laconico comunicato comparso sul blog di Josè Saramago.

Lo pubblico dopo un silenzio molto lungo perchè ritengo ci abbia lasciato un grande del 900. Di quanto ha scritto il giornale vaticano a proposito della scomparsa di questo grande scrittore mi occuperò al più presto, chiunque lo volesse fare prima si accomodi pure.
Salvatore Cuoco

martedì 6 aprile 2010



Ho ricevuto al mio indirizzo mail questa dichiarazione inviata dal segretario dei DS Bersani a tutti coloro hanno un account sul portale dei DS. L'invito che lo precede chiede di diffonderlo su siti web e blog. Chiamiamola "Dichiarazioni d'intenti all'indomani dei risultati elettorali". La pubblico volentieri per stimolare qualche riflessione.
Salvatore Cuoco

"Il Partito democratico è in piedi. Sentiamo forte in queste ore la delusione per avere perso la guida di alcune regioni, e il Lazio e il Piemonte per una manciata di voti. La delusione è solo in parte attenuata dal fatto che abbiamo conquistato comunque la presidenza di sette tra le tredici regioni in palio: un risultato certamente non scontato alla luce dei rapporti di forza che si sono determinati nelle elezioni più recenti, tenendo conto che le elezioni regionali del 2005 si erano svolte dentro un altro universo politico. Va rimarcato che per la prima volta dopo molto tempo, nel voto di domenica e lunedì scorsi si è verificato un arretramento consistente dei consensi del Popolo delle libertà, solo in parte compensato dalla crescita della Lega; le distanze tra il campo del centrodestra e il campo del centrosinistra sono oggi sensibilmente inferiori rispetto a un anno fa, e quindi pur dentro a elementi di delusione si apre uno spazio per il nostro impegno e per il nostro lavoro.

Tuttavia, dal voto emergono chiaramente alcuni problemi di fondo nel rapporto tra i cittadini italiani e la politica: c’è una disaffezione crescente, che si manifesta come distacco e radicalizzazione, verso una politica che gli elettori percepiscono come lontana dai loro problemi. Una crisi sociale ed economica pesante fa sentire ogni giorno le sue conseguenze sulla vita dei cittadini, senza che dal governo arrivino risposte adeguate alla gravità dei problemi.
Il principale responsabile di questa situazione è il presidente del consiglio; ma è una situazione che interroga anche noi.

La possibilità di cambiare il corso delle cose è legata alla nostra capacità di offrire un’alternativa positiva e credibile, di dare un’altra possibilità agli italiani. Adesso dobbiamo accelerare. Da qui dobbiamo ripartire mettendoci al lavoro per rafforzare il nostro progetto e per dare radicamento a un Partito democratico concepito come una grande forza popolare, presente con continuità ovunque la gente vive e lavora e capace di offrire proposte che abbiano un contenuto sempre più visibile e coerente.

Diversamente, i rischi non solo di disaffezione dell’elettorato ma anche di radicalizzazione e di frammentazione impotente, non potrebbero che diventare più gravi.

Dobbiamo servire il Paese raffigurandoci come un partito fondato sul lavoro, il partito della Costituzione, il partito di una nuova unità della nazione.

Il Partito Democratico è il partito di una nuova centralità e dignità del lavoro dipendente, autonomo, imprenditoriale e della valorizzazione del suo ruolo nella costruzione del futuro del Paese.
È il partito che non accetta che il consenso venga prima delle regole e lavora per istituzioni più moderne rifiutando la chiave populista.
È il partito che dà una risposta innovativa al tema delle autonomie nel quadro di una rinnovata unità nazionale.

Avvieremo insieme un grande piano di lavoro incardinato su questi obiettivi.
È evidente in questo l’importanza del ruolo dei circoli come punto di presenza e di impegno visibile del partito sui territori e come luogo della selezione della nuova classe dirigente della quale abbiamo bisogno.

È pensando a tutto questo che voglio ripetere anche qui che nel Partito democratico c’è spazio, come è nostro costume, per una discussione larga e libera sul dopo elezioni e sulle prospettive del nostro partito, ma non per dibattiti autoreferenziali che potrebbero allontanarci dal senso comune dei nostri concittadini.

Buon lavoro.
Pier Luigi Bersani
Segretario Nazionale del Partito Democratico"

venerdì 26 marzo 2010

Perché andrò a votare

Domenica e Lunedì si vota.
Si decidono i prossimi consigli regionali, provinciali e comunali. Questo sarebbe vero in una situazione di normalità democratica. Non è così. Domenica e Lunedì bisogna dare un segnale di netta inversione di tendenza rispetto alle ultime consultazioni elettorali. Bisogna, con il nostro voto, dare un segno di reazione al torpore che rischia di soffocare irrimediabilmente questo paese. Ma soprattutto va inviato a colui che si sente un sire, il messaggio che le cose stanno in un modo a lui non congeniale. Che sia visibile, con il voto di domenica e lunedi, il viale del tramonto di un uomo e del suo modo di intendere la vita. Bisogna per questo e per tante altre ragioni andare ad esprimere la nostra distanza dal pensiero dominante di ultima generazione.E poi bisogna per questo e per molto altro ancora far si che alla Regione Lazio entri una brava persona quale è Emma Bonino. Oggi le cose che mi uniscono a lei sono di gran lunga più numerose di quelle che ci hanno sempre diviso. Le sue recenti esperienze in campo internazionale sono garanzia di affidabilità. E poi io so che è persona perbene ed onesta. E' persona che sà e può dire dei no, in primis ai suoi alleati. Può dire dei no ai tanti potentati presenti sul territorio regionale, a cominciare dai palazzinari di ultima generazione che sono cloni dei vecchi. Io so che è persona capace di far intendere a tutti che bisogna versare qualche lacrima e qualche goccia di sangue per raggiungere qualche obiettivo comune. Bene comune, un'espressione diventata desueta, fuori moda. Scegliete chiunque possa a vostro parere accompagnare la Bonino in questa avventura, ma fatelo consapevoli del fatto che mai come questa volta si gioca una partita ben più grande delle dimensioni regionali. Si tratta di sbarrare la strada a quanti in queste elezioni cercano la legittimazione definitiva a poter intendere il consenso come il viatico a qualsiasi stravolgimento dei caratteri fondanti (dimenticati da tempo) di questo paese. Sbarrare la strada a quanti ritengono che il rispetto delle regole sia solo una noiosa ed inutile perdita di tempo. A quanti pensano che vincere le elezioni dia diritto a fare "come ci pare e piace". A quanti conoscono solo la prima persona singolare e hanno dimenticato o non sono mai arrivati a pensare alla prima persona plurale.
Per tutto questo e per tutte le vostre di ragioni andiamo a votare.

Salvatore Cuoco

PS. - Chiedo scusa per questo sermone, mi è venuto spontaneo, senza premeditazione. Ne ho avvertito l'esigenza.

lunedì 22 marzo 2010

“Ma mi sta venendo una psicosi o veramente tutte quelle facce che ho visto per video alla manifestazione del berlusca angosciano? Per un motivo o per un altro”.
Ho letto queste parole di un amico su facebook e mi sono tornate in mente quelle, diverse nella forma ma identiche nella sostanza, di un'altra amica due giorni prima.
Allora ripenso alla risposta di un altro amico presente (sì ne ho tanti: splendidi di cuore e di mente) il quale appassionatamente affermava che tutto ciò che di decadente, grottesco, inquietante leggevamo nei rappresentanti della destra italiana, non doveva e non poteva esaurire le critiche severe e intransigenti che dovevamo continuare a rivolgere alla sinistra italiana.
Ricordavamo il bell’intervento di Nichi Vendola del 12 marzo: ma quelle parole erano un inizio? qualcuno le aveva raccolte? dov'era l'elaborazione delle forze politiche di sinistra per un progetto comune e chiaro da offrire ai cittadini?
Aveva ragione lui, convenimmo: se pure la destra mostra segni di basso impero, la sinistra non lancia il cuore oltre l'ostacolo, non ha un progetto condiviso, forte come prospettiva e trasparente come obiettivi e comportamenti conseguenti... e non ha un candidato che rappresenti tutto il centrosinistra capace di integrare il consenso attraverso i programmi”.
Tutto questo mi è tornato in mente oggi, ascoltando un'intervista a Daniel Cohn-Bendit.
"Dany il Rosso" o "Dany il Verde", come lo stampa lo etichetta, con il suo 18% e il 54% della sinistra pluriel, corregge la sua intervistatrice che si congratula con lui per esito delle votazioni dicendo "...non è così la sinistra non ha vinto, perché gli strati più poveri della popolazione non hanno votato e perché è la destra ad aver perso"
E continua “il problema è così: nel 2004 la sinistra ha vinto le regionali, tre anni dopo ha perso le elezioni presidenziali e così succederà di nuovo se non saremo in grado d’immaginare un'altra forma di governare. E' necessaria una piattaforma comune per le prospettive politiche tra verdi e socialisti che oggi non c'è, il problema è che per vincere dobbiamo dare una speranza a questo paese”.
La giornalista poi, delusa che il suo interlocutore non condivide la sua eccitazione per la vittoria, non rinuncia ad una domanda banale e inutile alla luce delle risposte già avute e gli chiede chi vede alla testa delle presidenziali del 2012
“Dany il Rosso” risponde: “non so…” fa una pausa e poi come a riprendere un pensiero precisa “una cosa è sicura: non sarò io”.
Io non conosco abbastanza bene le azioni politiche di Cohn-Bendit e non so se condividerei tutte le sue posizioni però le sue parole mi hanno colpito e ce l’ho messa tutta ma leader di partito in carica che all’indomani di un risultato in crescita oggettiva rispondono con simile lucidità politica e onestà intellettuale non ne ho trovati, salvo Vendola che il centrosinistra non voleva neanche come candidato presidente di regione in Puglia… e credo sia proprio per questo che la piazza lo ha applaudito con tanto calore.
(notazione di colore l’intervista è in italiano
)

mercoledì 27 gennaio 2010

Un benvenuto

Oggi dò il benvenuto a mio figlio Giacomo. Anche lui, se vorrà e quando vorrà, potrà dire la sua. Spero possa rapprentare, anche se parzialmente, "i gggiovani".
Ben arrivato su questo magico isolotto. Fanne buon uso.

domenica 24 gennaio 2010

Oggi parliamo di cinema italiano

A natale è tempo di grandi abbuffate, di noiose tombolate e di panettoni di tutti i tipi. Ci sono quelli ricchi di canditi e uvetta, quelli solo con l'uvetta e quelli che hanno solo la forma del panettone. All'interno non trovi niente, solo l'impasto che, per carità, è buono, ma sembra il ciambellone per la colazione la mattina. Ma io ho la cattiva abitudide di non fare colazione e arrivare al pasto di mezza giornata con il solo caffè della mattina. Fatto sta che passate le feste ti ritrovi casa piena di panettoni e devi pur consumarli. A cinema orma è consuetudine far uscire in quei giorni i cosiddetti cinepanettoni. I Natale a.... vattelapesca che gareggiano per gli incassi con l'evento natalizio dei Pieraccioni, che quest'anno ha fatto recitare la sosia di Marilyn Monroe. Insomma fanno a gara a chi la spara più grossa. I Vanzina ormai non sanno più dove andare a girare sempre lo stesso film. Quello che evolve credo sia solo la parolaccia. Per il resto non c'è più niente. I protagonisti (sic) vanno in giro per TV, giornali, settimanali, riviste specializzate ad invitare a portare i soldi al botteghino delle centinaia, migliaia, di sale in cui si proietta la replica dell'anno prima. Il pubblico però accorre in massa e loro sono legittimati a pensare che quello è il prodotto buono per arricchirsi ulteriormente con il solo uso di qualche malaparola. Meno male che non mi guadagno da vivere facendo il critico cinematografico così non sono costretto ad andare anch'io ad assistere a questo macabro rito. Mi posso quindi far bastare quanto sei costretto a vedere in televisione, a leggere sui quotidiani per dire che è brutto cinema. E anche a volerlo vedere come prodotto televisivo con l'anticipazione nelle sale, è brutta televisione.
Quest'anno però qualcuno deve aver fatto notare alla banda Vanzina, che il livello delle parolacce è esagerato. E il figlio d'arte Cristian De Sica, piccato, da qualche parte ha reagito dichiarando che i suoi film "sono nella tradizione della commedia all'italiana", che i Natale a vattelapesca sono i nuovi Pane, amore e fantasia. E che lui può fare teatro solo girando quei film. E tutti quelli che campano solo di teatro? Ma non divaghiamo. Passato il natale sono andato più volte a cinema. A vedere tre film italiani. L'ultimo, scadente, di Verdone; poi il vero erede della tradizione della commedia all'italiana: "La prima cosa bella" di Virzì e infine il capolavoro uscito venerdi scorso e che a Roma è in solo 3 (dico tre) sale "L'Uomo che verrà" di Giorgio Diritti.
Tre esempi di come in Italia si possa fare cinema. Tre modi di farlo con intelligenza, con un pizzico di eleganza e con le idee. Poi possono riuscire o meno. A mio modestissimo parere Verdone deve sforzarsi un po' di più, può fare di più, Virzì confeziona un film che con leggerezza ti racconta le vite della periferia italiana. Con i suoi lati grotteschi, comici e drammatici. Quelle vite di tutti i giorni, nelle quali ti riconosci, le senti sulla pelle. "La prima cosa bella" l'ho trovato proprio un bel film, sono uscito dalla sala contento. Bravo, questa è commedia a parer mio, quella girata nelle strade di Livorno, non di Beverly Hills. Quella dove c'è anche la parolaccia ma perchè fa parte del linguaggio corrente, non è ostentata, recitata come contenuto. Invito Cristian De Sica ad andarlo a vedere così vede in quale altro modo ci si può ispirare a Comencini, a Monicelli. E veniamo a ciò che ho visto ieri sera. Un opera da applauso, come quello che la sala ha timidamente fatto alla fine di tutti i titoli di coda. Merenghetti sul Corriere ha giustamente parlato di capolavoro e lascio a lui l'onere di far capire cosa è un capolavoro. Io non ne sono capace, posso però descrivere l'uscita dalla sala nelle tre proiezioni, ché secondo me da il senso di come il pubblico accoglie, ingoia, si dispondìne a digerirlo, un film. Con l'ultimo di Verdone "Io, loro e Lara" già sui titoli si programmava il continuo della serata. Dove si va a mangiare una pizza, a casa di chi si va a bere il bicchierino finale e altre amenità varie. Un vociare confuso e distratto e intanto i titoli di coda ancora scorrono sullo schermo. Con "La prima cosa bella" si rimane seduti a guardare tra le informazioni finali chi canta quel brano, come si chiama quell'attore o quell'attrice, ci si confronta sul giudizio che ognuno da del film e si arriva per strada ancora a commentare la pellicola appena vista. Sull'ultima scena de "L'uomo che verrà" non ci si muove dalla poltrona. Tutti in religioso silenzio fino alla fine, con i ringraziamenti dell'autore alla Regione Emilia Romagna, a RAI Cinema, alla comunità tal dei tali, ai comuni della zona di Monte Sole (zona montagnosa a pochi Km da Bologna), insomma a tutti. Solo quando si accendono le luci si accenna ad un applauso (cosa insolita per un film) e poi di nuovo tutti in silenzio fino a fuori la sala. Mi ha colpito tutto quel silenzio, l'ho percepito come il massimo rispetto per ciò che era stato rappresentato e per il modo come era stato rappresentato. Solo fuori, per strada senti i commenti. Tutti molto entusiasti, commossi da una ragazzina, Greta Zuccheri Montanari nel ruolo di Martina, assolutamente straordinaria. Maya Sansa (la ricordate in La meglio giuventù?)bravissima, nel ruolo di Lena che in grembo porta l'Uomo che verrà. E via via tutti gli altri. Questo film insieme a quello di Virzì, e perchè no, anche quello di Verdone, rimandato a settembre, dimostrano che in questo paese il cinema si può fare in tanti modi diversi. Commedie, racconti introspettivi, storici, comici, ma sempre con gusto, avendo rispetto per il pubblico, caro Cristian.
Gli Oscar non li ritengo un punto di arrivo ma è innegabile il fascino che tale premio offre alla pellicola. Se l'Accademia non aveva i mezzi per capire Gomorra dell'ottimo Garrone, spero proprio che vada a ripetizione affinchè possa premiare questo di film. Sarebbe un modo per renderlo più visibile. Lo ripeto a Roma è in sole tre (dico tre) sale.

Salvatore Cuoco

martedì 19 gennaio 2010

In ricordo del migliorista Napolitano

"Caro Presidente,sono un cittadino che segue con costanza e con rispetto le Sue parole e per me Lei è un punto di riferimento costante.Mi permetta però di non essere d'accordo,questa volta,su quanto da Lei scritto alla famiglia di Bettino Craxi.Voglio rammentare a me stesso e a chi legge queste poche righe,che la politica dovrebbe essere la funzione più nobile da esercitare da parte di chi è stato demandato dai cittadini,nei modi previsti dalla Costituzione, alle più alte cariche dello Stato.Utilizzare la funzione che si ricopre e la politica per atti illeciti e gravi,quale è la corruzione,non trova attenuanti ne tantomeno giustificazioni,seppure queste ultime inserite in un particolare momento "storico".Sono passati solo dieci anni dalla morte di Craxi e mi riesce difficile pensare a lui in una dimensione storica.Penso invece che debba essere ascritto alla dimensione della cronaca e della pessima politica,lasciando alle generazioni future ed agli storici veri un giudizio più compiuto". (Lettore_729715)
Questo è quanto scrive un anonimo lettore del Corriere.it a proposito della lettera inviata da Napolitano alla moglie di Craxi in occasione del decennale della morte. E' quella che mi sembra più ragionevole al di là delle facili imprecazioni che possono venire a chi legge quanto è contenuto in quella missiva. Io, pur apprezzando il lavoro che Napolitano sta facendo dal Quirinale, non mi meraviglio affatto di quanto scrive. Lui è stato sempre molto critico nei confronti di tutti coloro, in primis Enrico Berlinguer, avevano un atteggiamento ostile nei confronti del PSI di Craxi. Tutta l'area cosidetta migliorista era sulle sue posizioni. In occasione del referendum sulla scala mobile Napolitano si defilò perchè non era assolutamente d'accordo con i promotori. Non a caso era considerato l'esponente di maggior spicco della "destra" del PCI. Oggi quella chiesa non esiste più, c'è grande confusione sotto il cielo e anche un moderato illuminato come Napolitano trova normale scrivere di Craxi come di un latitante a cui è stata riservata un'attenzione troppo dura da parte dei giudici. Non c'era niente da dire sui danni economici fatti a questo paese per l'allegria di quel periodo nello spendere e spandere una ricchezza non posseduta. Facendo lievitare costi all'inverosimile e cercando il consenso con lo scambio di favori. Queste responsabilità sono di un'intera classe dirigente e su questo concordiamo ma non è chiamando a rispondere tutti che ci si salva. Intanto tu sei stato preso con le mani nella marmellata e inizia a pagare la tua di parte. Confrontati con i giudici e fa i nomi degli altri complici. (Mancanza questa imitata da un tuo carissimo amico, Mr. B) Fa i nomi di tutti. Porta le dovute prove e smonta un sistema che hai se non altro contribuito a creare con la collaborazione di tanti altri. La fuga altrimenti può essere fraitesa, caro Bettino. Io personalmente ti ricordo come il socialista che aveva una sola ossessione: erodere il consenso non ai democristiani, ai repubblicani, ai socialdemocratici o ai liberali ma a coloro che stavano alla tua sinistra. Fossero anche quelli che avevano decretato che l'ombrello NATO era più sicuro di quello sovietico o che la spinta della rivoluzione d'ottobre si era già da tanto tempo esaurita. Che il mercato era il nuovo dio pagano e che la televisione poteva anche essere a colori.
Salvatore Cuoco