martedì 12 febbraio 2008

Il dott. Ratzinger e gli animali

Nei giorni scorsi si è celebrata nella Cappella Sistina una messa officiata dal papa, che credo resterà nella storia.
Dopo 40 anni, infatti, è stato il massimo esponente della chiesa cattolica a riproporre il rito della messa dando le spalle ai fedeli. Tutto si è svolto, senza clamori, in occasione del battesimo di alcuni neonati, che da Woytila in poi si celebra una volta l'anno nella celebre cappella di Michelangelo. Della liturgia si occuperanno i credenti. Se sta bene a loro sta bene a tutti.
Fatto sta che, l'ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (Sant'Uffizio), durante l'omelia, ha sentenziato che gli animali a differenza degli esseri umani non hanno la "speranza" del paradiso in quanto non hanno anima e quindi la loro vita si esaurisce nel momento in cui si esaurisce la vita "terrena". Muoiono con la morte del corpo.
Sarà rimasto molto male da lassù (io non ci credo ma Ratzinger si) quel tale mons. Mario Canciani, parroco di S. Giovanni dei Fiorentini a Roma, morto alla fine del 2007 e diventato "famoso" per le messe celebrate in presenza di cani e gatti e per aver preso posizione contro l'eccidio di agnelli durante la pasqua sostenendo, da biblista, che Gesù era vegetariano e . A tal proposito sul corriere.it il 9 novembre 2007 si scriveva: "Una tesi che Benedetto XVI ha accreditato quest'anno nell'omelia del Giovedì Santo, confermando la vicinanza del Messia agli Esseni, un gruppo che notoriamente non si cibava di carne. Con il card. Ratzinger, che spesso arrivava fino all'inizio di via Giulia nelle sue passeggiate, Canciani condivideva l'amore per gli animali, soprattutto per i gatti, che ospitava in gran numero nella sua canonica". E nell'occhiello si ricorda la tesi del parroco secondo la quale "anche le bestie possono accedere al regno dei cieli".
E' chiaro che anche di questo "voltafaccia" ad un amico Ratzinger davrà rendere conto. Ma sono fatti nei quali io non voglio entrare.
Mi chiedo solo: adesso chi lo dice alla mia gattina?
Lei, a differenza di questo miscredente, aveva riposto le sue sperenze in una vita ultraterrena dove non dover più aspettare i comodi di qualcun'altro per mangiare, per trovare la letteria sempre pulita e l'acqua fresca, ma fresca sul serio a disposizione in qualunque momento della giornata. Invece niente. Carne per vermi. Poverina, ci rimarrà male. E dire che da Paolo VI in poi avevano assicurato che anche per loro, i poveri animali, un "alito di vita" (non sono certo di ricordare l'esatta definizione, mi dispiace) era assicurato.
Oggi dovrò assicurarmi che non cada in depressione. Il conto per l'eventuale parcella dello psicologo-veterinario lo invierò a Città del Vaticano.
Salvatore Cuoco

mercoledì 6 febbraio 2008

Una storia italiana?

Ricevo nella casella di posta elettronica e volentieri pubblico sul blog. E' firmata.
Il blog doverosamente la ospita. Se ci fossero repliche da parte degli interessati o da parte di chi conosce versioni diverse sarei lieto di ospirle allo stesso modo.
Salvatore Cuoco

Oggetto: MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella e sua moglie Sandra
Lonardo hanno due figli, Elio e Pellegrino. Pellegrino è sposato a sua
volta con Alessia Camilleri. Una bella famiglia come le altre, ma con
qualcosa in più.
Per sapere cosa, partiamo dal partito di Clemente che, come i più informati
sanno, si chiama Udeur. L'Udeur, in quanto partito votato dall'1,4%
degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro
pubblico.
Si chiama "Il Campanile", con sede a Roma, in Largo Arenula 34. Il
giornale tira circa 5.000 copie, ne distribuisce 1.500, che in realtà
vanno quasi sempre buttate. Lo testimoniano il collega Marco Lillo
dell'Espresso, che ha fatto un'inchiesta specifica, sia un edicolante
di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal parlamento, sia un'altro nei
pressi di Largo Arenula.
Dice ad esempio il primo: "Da anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho
mai venduta una, vanno tutte nella spazzatura!".
A che serve allora -direte voi- un giornale come quello?
Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa. Ogni anno Il
Campanile incassa 1.331.000 euro. E che farà di tutti quei soldi, che
una persona normale non vede in una vita intera di lavoro? Insisterete
ancora voi. Che farà?
Anzitutto l'editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con
un giornalista di grido, un giornalista con le palle, uno di quelli
capace di dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista,
insomma. E così ha fatto. Un contratto da 40.000 euro all'anno. Sapete
con chi?
Con Mastella Clemente, iscritto regolarmente all'Ordine dei
Giornalisti, opinionista e anche segretario del partito. Ma è sempre
lui, penserete!
Che c'entra? Se è bravo! Non vogliamo mica fare discriminazioni
antidemocratiche. Ma andiamo avanti.
Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti
dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente. Quindi
sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi. Infatti Il Campanile
ha speso, nel 2005, 98.000 euro per viaggi aerei e trasferte. Hanno
volato soprattutto Sandra Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino
Mastella, nell'ordine.
Tra l'altro, Elio Mastella è appassionato di voli. Era quello che fu
beccato mentre volava su un aereo di Stato al gran premio di F1 di
Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di amico
del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli. Ed Elio Mastella,
che ci faceva sull'aereo di Stato? L'esperto di pubbliche relazioni di
Rutelli, quello ci faceva!
Quindi, tornando al giornale. Le destinazioni. Dove andranno a fare il
loro lavoro i collaboratori de Il Campanile? Gli ultimi biglietti
d'aereo (con allegato soggiorno) l'editore li ha finanziati per
Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che
andavano a raggiungere papà e mamma a Cortina, alla festa sulla neve
dell'Udeur.
Siamo nell'aprile del 2006. Da allora -assicura l'editore- non ci sono
più stati viaggi a carico del giornale. Forse anche perché è
cominciata la curiosità del magistrato Luigi De Magistris, sostituto
procuratore della Repubblica a Catanzaro, il quale, con le inchieste
Poseidon e Why Not, si avvicinava ai conti de Il Campanile.
Ve lo ricordate il magistrato De Magistris? Quello a cui il ministro
della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei controlli, uno
ogni settimana, fino a togliergli l'inchiesta? Ve lo ricordate? Bene,
proprio lui!
Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine.
Infatti Il Campanile ha speso 141.000 euro per rappresentanza e 22.000
euro per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti. Gli ordini
sono andati tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del
Casale, aziende di Summonte, il paese dei cognati del ministro:
Antonietta Lonardo (sorella di Sandra) e suo marito, il deputato Udeur
Pasquale Giuditta.
Ma torniamo un attimo agli spostamenti. La Porsche Cayenne (4000 di
cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per
2.000euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un
metalmeccanico. Sapete dove?
Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a Benevento, che
sta proprio dietro l'angolo della villa del Ministro, quella con il
parco intorno e con la piscina a forma di cozza. E sapete a chi va il
conto?
Al giornale Il Campanile, che sta a Roma. Miracoli dell'ubiquità.
La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede
del giornale. A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario,
l'Inail, e a quanto è stata affittata all'editore, Clemente Mastella.
Chi l'ha comprata, chiedete? Due giovani immobiliaristi d'assalto:
Pellegrino ed Elio Mastella.

Mauro Montanari-Corriere d'Italia/News ITALIA PRESS

venerdì 25 gennaio 2008

La crisi di Governo

Una folla di pensieri si accavallano in merito alle ultime vicende politiche di questo strano paese. Un ministro della giustizia viene scritto nel registro degli indagati e la moglie di quest'ultimo posta agli arresti domiciliari, per quanto emerge da intercettazioni telefoniche. La pubblicazione dei contenuti scatena da parte del ministro un'attacco al magistrato inquirente seconda solo a quelle storiche di Berlusconi contro la "magistratura al servizio dei comunisti". Chiede a gran voce la solidarietà della maggioranza e l'approvazione in toto del suo intervento al Parlamento. E quando si dice in toto si intende sia la parte relativa alla sua funzione istituzionale: lo stato della giustizia in Italia, che quella relativa alla sfera privata volta a trovare appoggi nel dare addosso al magistrato di S.M. Capua Vetere. L'insoddisfazione per la solidarietà manifestata, troppo debole e "di facciata" spinge il ministro nella qualità anche di leader del partito di centro UDEUR a preannunciare l'uscita del suo gruppo dalla maggioranza. Il Presidende del Consiglio decide di "parlamentarizzare" la crisi che di fatto si apre chiedendo a deputati e senatori un voto di fiducia sull'operato del suo governo nei circa 20 mesi di attività. A me pare un atteggiamento a dir poco dovuto. La Camera vota la fiducia in quanto i voti dei duputati dell'UDEUR non sono determinanti, al Senato, dove tali voti sono più che indispensabili, si verificano alcuni fatti sui quali qualche riflessione va fatta. Un senatore eletto nelle liste del partito/persona UDEUR dichiara di voler "in assoluta solitudine" concedere la fiducia. Sputi, grida, urla e svenimenti. Accusa di voto scambio per l'assunzione del suo assistente da parte di non ho capito bene chi. Non so se la "checca squallida" che si è preso da un suo collega avesse qualche relazione con questo retroscena questo si squallido.

Sta di fatto che a quel punto anche le truppe di Dini si smarcano dalla maggiornza. Questi, di cui non ricordo come si sono definiti nel creare il nuovo partito (mi pare liberali e democratici), sono in tre. Uno vota contro, uno si astiene e l'altro vota a favore.

Il troskista Turigliatto proprio non ce la fa a non sfiduciare il governo.

E così alla conta 156 votano la fiducia e 161 no. Prodi si dimette ed è crisi, l'ennesima della nostra storia repubblicana.

Una prima domada: la fiducia alla Camera a cosa è servita? Sò che quanto è avvenuto al Senato pone "un problema politico", non ci si può nascondere dietro ai formalismi istituzionali. Eppure la Camera viene composta dal voto di un numero maggiore di elettori di quelli che vanno a comporre il Senato; lo scarto tra fiducianti e sfiducianti al Senato è di 5 mentre alla Camera è di qualche decina di onorevoli.
Sta di fatto che iniziano le consultazioni del Presidente della Repubblica e da subito FI si smarca dal tentativo di Veltroni di riformare la legge elettorale "porcellum" e chiede a gran voce le elezioni anticipate, preannunciando ne caso non vengano indette, la marcia su Roma di milioni e milioni di italiani. Ma come? E l'accordo con Veltroni?
Dal canto suo il leader di Alleanza Nazionale Fini, che ha raccolto le firme per il referendum abrogativo proprio della legge elettorale "porcellum" che aveva a suo tempo votato in Parlamento, si accoda nella richiesta a Berlusconi. E le firme per il referendum? E il voto favorevole alla legge che poi si vuole abrogare? Boh, chi ci capisce è bravo. Quando si dice la coerenza.
L'UDC di Casini si avvia a chiedere un governo di "garanzia" che approvi solo la riforma poi si va al voto con le nuove regole, o almeno si reintroduca il voto di preferenza altrimenti: al voto, al voto subito. Ricorda l'On. Casini perchè vennero abolite le preferenze? Se no, potrebbe chiederlo all'On. Cuffaro il motivo che spinse la maggioranza degli italiani a votare l'abrogazione delle preferenze. Certo il rimedio trovato (le segreterie che decidono le c.d. liste bloccate) non è il massimo.

(segue)

giovedì 17 gennaio 2008

Un altro giorno poco felice

Per fortuna siamo in un paese che tutti i giorni da la possibilità di riflettere e commentare fatti di natura sempre diversa. Ieri si scriveva di libertà e tolleranza negata anche a chi la pensa in maniera diversa da noi, oggi si commenta la coppia Mastella-Lonardo e i problemi legati alla loro azione nel beneventano e più in generale in Campania. Ieri quasi tutti a manifestare solidarietà al ex Ministro della Giustizia, pochi a chiedere di tenere separati i problemi umani da quelli politici e giudiziari.
L'operato della magistratura non si attacca sia che il destinatario si chiami Berlusconi sia che si tratti di un ministro (della Giustizia) di un governo di centro-sinistra (io continuo a mettere il trattino). Con l'atteggiamento di ieri, simele a quello di FI, non si va da nessuna parte. Ci si confondono le idee. Mastella avrà modo di dimostrare la sua estranietà nelle sedi opportune, lasciando ai giudici la serenità a poter svolgere il loro prezioso ruolo in assoluta libertà e liberi da tutti i condizionamente e le delegittimazioni politiche. Come è avvenuto fino a pochi mesi fa da parte del governo di centrodestra (il trattino continuo a non metterlo).
A leggere gli stralci delle intercettazioni (guai a limitarne l'utilizzo) mi chiedo: ma cosa ho da spartire con persone che si esprimono in quel modo a proposito della loro attività pubblica? Perchè mi devo sentire complice di amministratori che guardano all'impegno politico come viatico per l'arricchimento personale o per il perdurare del loro potere il più a lungo possibile, anzi per sempre? Anche per via ereditaria. Mastella e la signora Lonardo si facessero da parte, accettassero l'azione dei magistrati e avessero modo di difendersi nei modi previsti dalle norme vigenti.
La classe politica evitasse l'opera di sciacallaggio e facesse sentire ai magistrati di S. Maria Capua Vetere tutto il proprio sostegno.
Salvatore

mercoledì 16 gennaio 2008

Un giorno poco felice

Il papa ha deciso di non presentarsi ai cancelli della Sapienza perchè non vuole essere strumento nelle mani di chi vuole trasformare l'inaugurazione dell'anno accademico della più grande università italiana, in occasione di scontri e chissà anche di paventate violenze. Quindi il ruolo del responsabile padre di famiglia l'ha vestito il vescovo di Roma.
Sono ateo e laico ma non riesco a gioire per questo epilogo, come fanno tutti i difensori della "laicità", quelli che hanno indotto Ratzinger a fare una scelta del genere e che oggi festeggiano per essere riusciti nell'impresa.
Basta sfogliare i giornali o visitare i siti internet di news per capire quale vero risultato hanno ottenuto i guardiani della ragione e della laicità. Hanno fatto in modo che Ruini chiamasse a raccolta il popolo di Roma in piazza S. Pietro per esprimere la solidarietà al papa, ma soprattutto perchè siano chiari i rapporti di forza in questo paese.
Il capo della chiesa cattolica doveva essere messo in condizione di partecipare e di esprimere, da quel pulpito aperto a tutti, le sue posizioni e quelle della chiesa cattolica. Chi avesse avuto argomenti da contrapporre avrebbe avuto modi e tempi per esprimerli. So che la lotta è impari. Lo spazio dedicato al papa dai media è di gran lunga maggiore di quello concesso ai suoi interlocutori. So che confrontarsi con il papa è praticamente impossibile, quindi è risultato più redditizio inscenare la pantomima della protesta dei professori della Sapienza. Sono convinto che quanto è accaduto ha a che fare più con il protagonismo della chiesa negli ultimi anni che con la condanna a Galileo Galilei. Eppure non posso fare a meno di constatare che lo spazio oggi è tutto per Ratzinger e tutti, ma proprio tutti i commentatori, a condannare l'accaduto per lesa maestà. E' mia convinzione che l'Università è luogo di confronto e di ricerca e tale avrebbe dovuto essere anche in questa occasione. Non aver permesso a chi che sia di esprimersi è un atto di intolleranza inammissibile e dannosa. Inammissibile perchè la ragione dell'altro e la possibilità che questi possa esprimerla è il sale della democrazia, dannosa ai tanti laici che vedono in questa opzione la forza delle proprie convinzioni. Avrei pagato per non leggere quanto ha scritto Ernesto Galli della Loggia sul Corriere. Avergli dato questa possibiltà è responsabilità di quanti sono caduti nella trappola. Oggi i laici sono sul banco degli imputati e chi non ammette il confronto in occasione del referendum sulle staminali (scusate la banalizzazione) si veste e viene vestito con i panni della vittima dell'intolleranza.
Cardinal Ruini, vescovo ausiliario di Roma Fisichella oggi vi è stato servito un assist che sfrutterete nel migliore dei modi e va bene così, ma primo poi cresceremo e diveteremo adulti e sapremo confrontarci con la forza della ragione e delle idee in tutte le sedi in cui ciò è possibile.
Salvatore

venerdì 11 gennaio 2008

La buona TV

Ieri sera, di ritorno dalla consueta partitella di calciotto, ho acceso la TV per accompagnare la mia cena. Quanto veniva proposto mi faceva interessare solo a quello che mangiavo. Poi mi sono soffermato su La7, un volto conosciuto altrove mi ha incuriosito. Dove ho già visto questa faccia? La memoria, messa a dura prova oltre che dalla stanchezza anche dall'ora, non mi aiutava. Sono stato distratto da quanto accadeva in quel luogo. Si parlava di cronaca con l'aiuto di video e foto e lo si faceva con il giornalista al centro di un palco e il pubblico disposto tutto intorno. Insomma l'inchiesta giornalistica portata in teatro. L'effetto mi è sembrato piacevole e interessante. Chi fosse quella faccia conosciuta non mi interessava più, l'oggetto del programma un triplice delitto avvenuto nel bresciano nell'estate del 2006. Gli intrecci che gli inquirenti hanno trovato portano a Trapani. Il giornalista/attore con uno stile simile a Paolini forniva dati e circostanze. A completamento interviste con gli inquirenti e con i sospettati o inquisiti.
La7 si conferma come l'emittente capace di proporre le cose più interessanti del panirama televisivo. Peccato per i numeri dell'auditel che non rendono giustizia alla alta qualità.
I titoli di coda mi hanno colto di sorpresa. Chi è la voce narrante?
Internet mi aiuterà. Smanetto il tanto che basta per apprendere che si tratta di MALPELO scritto e condotto da Alessandro Sortino (Le Jene. Ecco dove ho visto quel viso). Prodotto da Magnolia. Francesca Biagiotti è la co-autrice.
Cercatelo, ne vale la pena.
Salvatore

giovedì 10 gennaio 2008

Perchè un Blog

E' lecito chiedersi perchè l'ennesimo blog e perchè E-dition.
Le risposte cercherò di darle nel minor spazio possibile ma nel modo più esaustivo di cui sono capace.
Perchè il blog?
Per il motivo più semplice e più banale: perchè è facile ed è accessibile a tutti. Anche a quelli che hanno poca dimestichezza con l'informatica, come me. Perchè non prevede altri filtri se non quelli che si impone chi vuol apportare un suo contributo. Fatta eccezione per le offese gratuite e il turpiloquio (la volgarità non l'ho mai sopportata), ogni idea, pensiero, riflessione su un determinato argomento è ben accolto.
Adesso il titolo. Perchè "E-dition"? Intanto perchè mi piace, poi perchè l'E-lettronica è la naturale madre di questo strumento e -dition solo perchè legato alla E significa Edizione. Si, perchè l'ambizione vorrebbe far diventare tutto il materiale pubblicabile, in forma elettronica.
E' troppo? Spero di no.
Di temi su cui discutere il mondo in cui viviamo ne offre una quantità immane. Io mi auguro solo che non siano grida, che non siano chiacchericci, che non ci si becchi come i polli di Renzo per poi comunque finere al fuoco. La democrazia è un concetto che merita rispetto e lucidità.
Lo spirito guida di questa avventura è nella famosa affermazione di Voltaire: "Non sono daccordo con quello che dici, ma mi farei uccidere perchè tu possa avere la libertà di poter sempre esprimere la tua idea". Forse non è la riproposizione fedele ma è certamente quello che rappresenta meglio ciò che penso.
Su cosa mi farebbe piacere si sviluppasse una discussione tra i tanti temi possibili.
Sono di Napoli e quindi quanto accade in questi giorni mi ferisce e mi indigna. Vorrei parlarne però con freddezza e distacco. Oggi (10 gen. 2008 ndr) sul Corriere della Sera l'ottimo Gian Antonio Stella riporta quanto scritto da personaggi come la napoletana Matilde Serao 120 anni fa, gli scrittori Charles Dickens e Mark Twain che in epoche diverse descrivono Napoli con espressioni poco lusinghiere. Ma anche di quanto di straodinario percepito da Stendhal (...la città più bella dell'universo) e da Goethe. Ed a proposito della mia gente rimango grato a Marcello Mastroianni per aver dichiarato durante una intervista, non rilasciata a Napoli, a proposito di cosa si augurasse per il futuro: un mondo fatto solo di napoletani. Poi penso alla classe dirigente (politici, imprenditori, mondo delle professioni, sindacati) e mi assale lo sconforto. Li avverto come gente non in grado di guardare oltre il proprio naso. Con l'occhio puntato solo sull'immediato vantaggio possibile per se stessi. Vantaggio non necessariamente economico. Io non credo che Bassolino o Russo Iervolino siano ladri, ma da loro vorrei la risposta che chiede Ermanno Rea: perchè questo ritardo?
La mano mi sta prendendo e rischio di approfittare della pazienza del lettore. Se le origini mi portano a Napoli la mente mi fa porre domende su domande sul PD. Il Partito Democratico. Che cosa è? Perchè? Chi rappresenta? Quali e quanti ricatti può porre la Binetti ai laici e i laici quali e quanti ricatti possono porre alla Binetti? Insomma ciò che viene presentata come una peculiarità originale del variegato mondo che forma il PD non rischia di essere l'elemento frenante. Dove le differenze non arricchiscono il neo DNA di questa formazione ma ne rallentino (a voler essere ottimisti) la presunta forza riformatrice.
Adesso basta. Vediamo cosa succede con questi due spunti. Come vengono accolti dai potenziali milioni di visitatori. Per il momento vi saluto e a presto leggervi.