venerdì 25 gennaio 2008

La crisi di Governo

Una folla di pensieri si accavallano in merito alle ultime vicende politiche di questo strano paese. Un ministro della giustizia viene scritto nel registro degli indagati e la moglie di quest'ultimo posta agli arresti domiciliari, per quanto emerge da intercettazioni telefoniche. La pubblicazione dei contenuti scatena da parte del ministro un'attacco al magistrato inquirente seconda solo a quelle storiche di Berlusconi contro la "magistratura al servizio dei comunisti". Chiede a gran voce la solidarietà della maggioranza e l'approvazione in toto del suo intervento al Parlamento. E quando si dice in toto si intende sia la parte relativa alla sua funzione istituzionale: lo stato della giustizia in Italia, che quella relativa alla sfera privata volta a trovare appoggi nel dare addosso al magistrato di S.M. Capua Vetere. L'insoddisfazione per la solidarietà manifestata, troppo debole e "di facciata" spinge il ministro nella qualità anche di leader del partito di centro UDEUR a preannunciare l'uscita del suo gruppo dalla maggioranza. Il Presidende del Consiglio decide di "parlamentarizzare" la crisi che di fatto si apre chiedendo a deputati e senatori un voto di fiducia sull'operato del suo governo nei circa 20 mesi di attività. A me pare un atteggiamento a dir poco dovuto. La Camera vota la fiducia in quanto i voti dei duputati dell'UDEUR non sono determinanti, al Senato, dove tali voti sono più che indispensabili, si verificano alcuni fatti sui quali qualche riflessione va fatta. Un senatore eletto nelle liste del partito/persona UDEUR dichiara di voler "in assoluta solitudine" concedere la fiducia. Sputi, grida, urla e svenimenti. Accusa di voto scambio per l'assunzione del suo assistente da parte di non ho capito bene chi. Non so se la "checca squallida" che si è preso da un suo collega avesse qualche relazione con questo retroscena questo si squallido.

Sta di fatto che a quel punto anche le truppe di Dini si smarcano dalla maggiornza. Questi, di cui non ricordo come si sono definiti nel creare il nuovo partito (mi pare liberali e democratici), sono in tre. Uno vota contro, uno si astiene e l'altro vota a favore.

Il troskista Turigliatto proprio non ce la fa a non sfiduciare il governo.

E così alla conta 156 votano la fiducia e 161 no. Prodi si dimette ed è crisi, l'ennesima della nostra storia repubblicana.

Una prima domada: la fiducia alla Camera a cosa è servita? Sò che quanto è avvenuto al Senato pone "un problema politico", non ci si può nascondere dietro ai formalismi istituzionali. Eppure la Camera viene composta dal voto di un numero maggiore di elettori di quelli che vanno a comporre il Senato; lo scarto tra fiducianti e sfiducianti al Senato è di 5 mentre alla Camera è di qualche decina di onorevoli.
Sta di fatto che iniziano le consultazioni del Presidente della Repubblica e da subito FI si smarca dal tentativo di Veltroni di riformare la legge elettorale "porcellum" e chiede a gran voce le elezioni anticipate, preannunciando ne caso non vengano indette, la marcia su Roma di milioni e milioni di italiani. Ma come? E l'accordo con Veltroni?
Dal canto suo il leader di Alleanza Nazionale Fini, che ha raccolto le firme per il referendum abrogativo proprio della legge elettorale "porcellum" che aveva a suo tempo votato in Parlamento, si accoda nella richiesta a Berlusconi. E le firme per il referendum? E il voto favorevole alla legge che poi si vuole abrogare? Boh, chi ci capisce è bravo. Quando si dice la coerenza.
L'UDC di Casini si avvia a chiedere un governo di "garanzia" che approvi solo la riforma poi si va al voto con le nuove regole, o almeno si reintroduca il voto di preferenza altrimenti: al voto, al voto subito. Ricorda l'On. Casini perchè vennero abolite le preferenze? Se no, potrebbe chiederlo all'On. Cuffaro il motivo che spinse la maggioranza degli italiani a votare l'abrogazione delle preferenze. Certo il rimedio trovato (le segreterie che decidono le c.d. liste bloccate) non è il massimo.

(segue)

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