Il papa ha deciso di non presentarsi ai cancelli della Sapienza perchè non vuole essere strumento nelle mani di chi vuole trasformare l'inaugurazione dell'anno accademico della più grande università italiana, in occasione di scontri e chissà anche di paventate violenze. Quindi il ruolo del responsabile padre di famiglia l'ha vestito il vescovo di Roma.
Sono ateo e laico ma non riesco a gioire per questo epilogo, come fanno tutti i difensori della "laicità", quelli che hanno indotto Ratzinger a fare una scelta del genere e che oggi festeggiano per essere riusciti nell'impresa.
Basta sfogliare i giornali o visitare i siti internet di news per capire quale vero risultato hanno ottenuto i guardiani della ragione e della laicità. Hanno fatto in modo che Ruini chiamasse a raccolta il popolo di Roma in piazza S. Pietro per esprimere la solidarietà al papa, ma soprattutto perchè siano chiari i rapporti di forza in questo paese.
Il capo della chiesa cattolica doveva essere messo in condizione di partecipare e di esprimere, da quel pulpito aperto a tutti, le sue posizioni e quelle della chiesa cattolica. Chi avesse avuto argomenti da contrapporre avrebbe avuto modi e tempi per esprimerli. So che la lotta è impari. Lo spazio dedicato al papa dai media è di gran lunga maggiore di quello concesso ai suoi interlocutori. So che confrontarsi con il papa è praticamente impossibile, quindi è risultato più redditizio inscenare la pantomima della protesta dei professori della Sapienza. Sono convinto che quanto è accaduto ha a che fare più con il protagonismo della chiesa negli ultimi anni che con la condanna a Galileo Galilei. Eppure non posso fare a meno di constatare che lo spazio oggi è tutto per Ratzinger e tutti, ma proprio tutti i commentatori, a condannare l'accaduto per lesa maestà. E' mia convinzione che l'Università è luogo di confronto e di ricerca e tale avrebbe dovuto essere anche in questa occasione. Non aver permesso a chi che sia di esprimersi è un atto di intolleranza inammissibile e dannosa. Inammissibile perchè la ragione dell'altro e la possibilità che questi possa esprimerla è il sale della democrazia, dannosa ai tanti laici che vedono in questa opzione la forza delle proprie convinzioni. Avrei pagato per non leggere quanto ha scritto Ernesto Galli della Loggia sul Corriere. Avergli dato questa possibiltà è responsabilità di quanti sono caduti nella trappola. Oggi i laici sono sul banco degli imputati e chi non ammette il confronto in occasione del referendum sulle staminali (scusate la banalizzazione) si veste e viene vestito con i panni della vittima dell'intolleranza.
Cardinal Ruini, vescovo ausiliario di Roma Fisichella oggi vi è stato servito un assist che sfrutterete nel migliore dei modi e va bene così, ma primo poi cresceremo e diveteremo adulti e sapremo confrontarci con la forza della ragione e delle idee in tutte le sedi in cui ciò è possibile.
Salvatore
mercoledì 16 gennaio 2008
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1 commento:
Io dissento. Credo, infatti, che l’invito rivolto al Papa fosse inopportuno per il tempo e per il luogo. Il capo della chiesa cattolica è un’autorità morale per molti, dato che molti sono coloro che si professano cattolici. Io lo rispetto come tale perché è un’autorità morale per un altro, non perché la quantità lo autorizzi a sentirsi tale anche per me (anche fossi sola).
L’università repubblicana non deve avere imprimatur né benedizioni anche se solo uno non si riconosce in quei segni.
La parola è quindi negata a “quei pochi” che dissentono, ma non impediscono. La differenza non è lieve.
Egli ha rinunciato a parlare perché privo dell’ossequio unanime che si aspetta. Nelle nostre società civili il dissenso, anche quello maleducato, è consentito perché tacciarlo di censura se si esprime? Casomai dovremmo parlare d’autocensura di buona parte della stampa e della politica che si piega continuamente per opportunità.
Il diritto d’espressione si realizza – in ogni modo – nei luoghi e nei tempi opportuni. L’ex professore o l’attuale Papa potrebbe tenere seminari presso qualsiasi università italiana, per quanto mi riguarda. Secondo me dovrebbe essere disponibile anche all’eventuale confronto in quella sede. Ciò, a mio parere, è pluralità e dialogo… Tanto più che la Chiesa (ormai?) non si pone in termini di pastorale evangelizzazione bensì si erge (riduce) ad agenzia di moralità.
In tempi come questi dove l’etica pubblica e privata giocano a mosca cieca con i grandi temi della scienza, della tecnica, del diritto, la religione – attraverso la gerarchia della Chiesa - cerca prepotentemente di occuparne il posto pretendendo di regolare le condotte dei cittadini. Cosa che, invece, deve e dovrebbe fare l'ordinamento civile. Parlo di unioni civili, di eutanasia, di aborto, di cellule staminali.
La chiesa dal suo nuovo posizionamento grida aggressiva: “non sono negoziabili”. Con chi? Ma non avevamo dato a Cesare ecc. ecc?
E vogliamo negare che difendendo i principi in questo modo ormai nuda si mostra per quel che è: soggetto politico difensore di principi di destra. Mi spiego: se il potere si fonda sui principi e non sulle persone si chiama destra. Esemplare il family day: una pletora di pluriammogliati, con figliolanze sparse e ricomposte, sacrarotalmente annullati. conviventi more uxorio e praticanti contraccezione (che nessuno ha dieci figli mi pare), corruzione, associazione mafiosa.
Il dolore, la sofferenza delle persone non contano. Contano i principi “sacri e non negoziabili”.
S’inneggia alla sacralità della vita naturale per accusare le donne di omicidio e poi si nega la libertà di scelta a chi – rispettando la vita e non le sorti dell’organismo – chiede di poter morire “naturalmente”. Negando il sacramento a un cattolico in punto di morte, ma seppellendo nelle proprie basiliche efferati delinquenti.
Questo, secondo me, è furore di destra nel senso in cui Bobbio descriveva la differenza. Io non mi ci riconosco e contesto che venga ad inaugurare l’anno accademico del maggior tempio del sapere (senza aggettivo) che una società civile ha: la sua università. Laddove il pensiero deve essere libero ancor più che laico!
Sei rammaricato di aver “dovuto leggere le parole di Galli della Loggia”, io per la sua firma e quella di Panebianco non compro il Corriere, ma potrai consolarti per le parole di oggi di Stefano Rodotà su Repubblica. Mi sono emozionata per quanto mi riconoscevo in quella lucida e serena prosa di cui naturalmente non sono capace e alla quale ti rimando.
In ultimo le “adunanze a Piazza San Pietro”. Io ho visto l’assenza di Rosi Bindi, di Emanuele Severino, non ci sarebbe stato Pietro Scoppola ne sono certa. Non mi sono attardata a contare i Rutelli, i Fini, i Gasparri, i Mastella. Quanto a Mussi mi piacerebbe spiegargli che la sua professione di ateismo non ha nulla di coraggioso, anzi secondo me non importa a nessuno, bene sarebbe stata invece una composta risposta a quel fragore di porta sbattuta con sdegno, che spiegasse che in paese “democratico” c’è pure la contestazione degli studenti (soprattutto) all’università e – garantita la sicurezza - in questo paese tutti la devono accettare. Dove li dovevamo mandare a Bolzaneto?
Indossare la pelle del lupo per acchiappare gli agnelli è solo la grottesca caricatura dell’assalto al palazzo d’inverno. Porta a fenomeni come quelli della Campania per i quali tu chiedi perché tanto ritardo. Perché erano occupati ad occupare il palazzetto del mite inverno partenopeo. Con il risultato di una nazione che assume sempre più i fatiscenti segni della decadenza da basso impero.
Manuela
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